NAPOLI – Minacciato da un boss condannato per camorra, intercettato mentre parla al telefono con il fratello. Parole, quelle indirizzate a Nello Trocchia, cronista campano, autore di libri sulle mafie e collaboratore del Fatto Quotidiano, del programma La Gabbia su La7 e dell’Espresso, che non hanno bisogno di interpretazioni.
“Il dialogo captato dalle cimici – svela Il Fatto Quotidiano – lascia pochi dubbi sulla volontà dei due di punire in maniera esemplare il cronista, reo di aver fatto scattare le indagini sul gruppo criminale: ‘A quel giornalista gli devo spaccare il cranio e dopo mi faccio arrestare’, dice il fratello.
Ma la storia non finisce qui”. Perché “I militari registrano le minacce il 10 giugno e subito inviano un’informativa riservata alla Procura antimafia di Napoli. Per un mese però, incredibilmente, nulla succede e il giornalista a tutt’oggi non ha ricevuto alcuna misura di protezione. La questione si fa delicata”.
L’unica risposta arrivata dalla Prefettura, contattata da L’Espresso, è di quelle ufficiali: “Ciò di cui si discute nei comitati dell’ordine e la sicurezza è materia riservata”. Fatto è che è trascorso un mese dalla registrazione della telefonata “e nulla si è mosso. Da quanto si apprende – scrive Il Fatto – la procura, a distanza di qualche giorno, avrebbe effettivamente inviato alla Procura generale il fascicolo, ma da lì in poi ne sono perse le tracce. Di fatto, non confermano né smentiscono l’arrivo dei documenti”.
A preoccupare è un passaggio, che sarebbe contenuto nell’informativa e “che esplicita – spiega ancora il quotidiano con cui Trocchia collabora – le intenzioni dei due sodali: nei loro colloqui sostengono infatti di avere ‘individuato’ il luogo di lavoro di Trocchia e che quindi potrebbero agire senza problemi. Per questo motivo i militari dell’Arma definiscono le frasi captate dai microfoni come ‘esplicite minacce rivolte al giornalista del Fatto Quotidiano’”.
“A quel giornalista gli devo spaccare il cranio e dopo mi faccio arrestare”