TEHERAN (Iran) – Un tribunale iraniano ha condannato il corrispondente del Washington Post, Jason Rezaian, ad un non meglio specificato periodo di reclusione con l’accusa di spionaggio. Lo ha riferito l’agenzia iraniana Irna, citando il portavoce del ministero della Giustizia, Gholamhossein Mohseni Ejei, il quale ha detto che “nella sentenza c’è una pena detentiva”.
Il trenanovenne giornalista americano-iraniano, arrestato nel luglio 2014, era accusato di “collaborazione con governi ostili” alla repubblica islamica, di “raccolta di informazioni riservate” e “propaganda” contro il regime degli ayatollah. Secondo la difesa rischiava una pena detentiva tra i 10 e i 20 anni.
Lo stesso portavoce Ejei, l’11 ottobre aveva spiegato che Rezaian era stato condannato ma non aveva fornito altri dettagli sulla sentenza e aveva aggiunto che il giornalista aveva 20 giorni per presentare appello.
Il Washington Post e la famiglia di Rezaian hanno sempre respinto come “assurde” le accuse mosse contro il giornalista che per alcuni osservatori potrebbero rientrare in una lotta di potere interna al regime iraniano tra i riformisti e i falchi contrari all’accordo sul programma nucleare con l’Occidente. (Agi)
Ad un non meglio specificato periodo di reclusione con l’accusa di spionaggio