NAIROBI (Kenya) – Il noto giornalista pakistano Arshad Shariff, con più di 2 milioni di followers sui social network, è stato ucciso ieri sera ad un posto di blocco dellapolizia poco lontano dalla capitale del Kenya Nairobi. Secondo i verbali della polizia della zona di Magadi sarebbe stato vittima di uno scambio di persona. Il suo autista è stato ferito in maniera grave.
«Si è verificato un incidente con sparatoria in cui sono stati coinvolti agenti della polizia Gsu e un cittadino pakistano, Arshad Mohammed Shariff, di 49 anni, è stato colpito mortalmente alla testa mentre era a bordo di un veicolo a motore… Il defunto e suo fratello Khurram Ahmed stavano tornando a Nairobi», si legge nel rapporto.
Secondo la polizia, in quel momento era in corso un’operazione per intercettare un’auto rubata con bambino a bordo, dopo la denuncia del padre. Il figlio è stato poi ritrovato in una chiesa nella vicina cittadina di Kiserian.
«Prima di raggiungere la strada Kiserian-Magadi, – evidenzia il verbale – hanno trovato la strada bloccata da piccole pietre e hanno deciso di superarle. È stato allora che hanno sentito degli spari verso il loro veicolo diretti dalla parte anteriore e posteriore. Non si sono fermati e hanno proseguito il viaggio».
Il fratello del giornalista secondo i media avrebbe confermato la versione, aggiungendo di essersi accorto della morte del fratello una volta giunto a destinazione, a casa di un connazionale nella zona. Sulla vicenda ora stanno facendo luce le autorità nazionali e l’Autorità indipendente di vigilanza sulle forze di polizia (Ipoa).
È stata la moglie, ieri, a dare l’annuncio dell’uccisione di Sharif, sul suo profilo twitter: «Oggi ho perso l’amico, il marito e il mio giornalista preferito Arshad Sharif. Secondo la polizia gli hanno sparato in Kenya».
Alcuni colleghi affermano che il giornalista pakistano stesse lavorando ad un documentario sulla corruzione in Kenya nelle alte sfere. Il giornalista keniano Allan Namu, citato come collaboratore, ha ammesso sul suo profilo twitter di essere stato intervistato da Shariff per il documentario, ma di non esserne coautore.
Sulla vicenda è intervenuta anche la presidente dell’Autorità indipendente di vigilanza sulle forze di polizia (Ipoa) Ann Makori: «Per quanto riguarda l’uccisione del giornalista pakistano, la nostra squadra di pronto intervento è già stata inviata per indagare sulla sua uccisione. Assicuriamo ai kenioti il nostro pieno impegno nel portare a termine le indagini», ha twittato Makori. (ansa)