SIRACUSA – Anche il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, accoglie immediatamente l’appello dei giornalisti siciliani che hanno invitato alla mobilitazione contro la paventata chiusura delle redazioni e delle pagine orientali del Giornale di Sicilia.
«La ricchezza di un territorio – ricorda il sindaco di Siracusa – non si misura solo con il Pil o altri indicatori economici. Essa si misura anche con la capacità di produrre cultura, dibattito democratico, crescita civile».
«Per tali ragioni, la paventata chiusura, nei prossimi giorni, dell’edizione della Sicilia orientale del Giornale di Sicilia – denuncia Italia – è una pessima notizia ed è un impoverimento per tutti noi: perderemo la voce di giornalisti seri che hanno fatto dell’informazione sobria ed equidistante il loro tratto distintivo. Viviamo una fase in cui le grida delle opposte tifoserie coprono e spesso impediscono un libero confronto di idee, ma la sobrietà, l’equidistanza e la verifica puntuale delle notizie pubblicate sono l’essenza stessa del giornalismo».
«La pesatissima crisi dell’editoria – sottolinea il sindaco di Siracusa – è un problema enorme per un grande Paese perché ne va della tenuta stessa della democrazia, un problema al quale nessun governo, neppure a livello regionale, finora ha messo seriamente mano. L’illusione dell’informazione libera sulla Rete si è rivelata fallace e, fatte le dovute preziose eccezioni, ha aperto la strada al fenomeno delle fake news».
«A questa crisi – osserva Italia – gli editori siciliani rispondono riducendo le edizioni e tagliando i giornalisti. Una corsa del gambero che non ha prodotto, e non poteva produrre, effetti positivi e che non si è trasformata né in investimenti né in rilancio del settore. Per noi amministratori pubblici questa strategia è dannosa e mortifica gli sforzi compiuti tutti i giorni per il rilancio dei territori e per promuoverne sviluppo. Quanto di nuovo riusciamo a produrre e a proporre ha bisogno di visibilità e di essere raccontato da una stampa libera di svolgere il suo ruolo di pungolo e di critica».
Quindi, il sindaco ricorda che il Giornale di Sicilia «vanta quasi 160 anni di storia (è una delle testate più antiche d’Italia) e dopo 29 anni ha deciso di abbandonare un’area, come quella del Sudest, che si sta rivelando tra le più dinamiche dell’Isola (sempre presente nelle cronache nazionali dei giornali italiani) e che meglio di molte altre sta interpretando le opportunità offerte da un turismo declinato nella maniera più ampia possibile attraverso la cultura, l’agricoltura e l’enogastronomia di qualità, la promozione delle tipicità apprezzate in tutto il mondo. I nostri giovani ci credono, creano imprese e spingono le aziende più consolidate a trasformare le loro strategie ma tutti hanno bisogno di oltrepassare i confini regionali».
«Nell’era dell’informazione e della comunicazione globalizzate – conclude il sindaco di Siracusa – ci sono opportunità anche per le aziende editoriali; invece su tre grandi giornali siciliani – che meglio di altri dovrebbero interpretare il presente e conoscere i territori – due hanno voltato e voltano le spalle (Giornale di Sicilia e Gazzetta del Sud dello stesso editore, ndr). Fatte le dovute proporzioni, attenzione maggiore talvolta mostra la stampa nazionale, ma la rinascita della Sicilia ha bisogno di impegno costante, quotidiano e di sguardo lungo. Soprattutto ha bisogno delle forze migliori che sappiano remare tutte nella stessa direzione sotto la spinta positiva dell’opinione pubblica».
Alla notizia del rischio chiusura delle pagine siracusane e ragusane del Giornale di Sicilia, scende in campo anche il segretario generale della Ust Cisl Ragusa Siracusa, Paolo Sanzaro, esprimendo «solidarietà a tutti i giornalisti coinvolti e preoccupazione per un’altra voce che si spegne nel panorama della informazione siracusana».
«Non conosciamo i dettagli del piano editoriale proposto dall’azienda – aggiunge il segretario cislino – ma non possiamo che esprimere tutta la nostra preoccupazione per il venir meno di un altro pezzo di democrazia sul territorio. La chiusura di un giornale è sempre un brutto segnale. Pesa sul lavoro di chi lo confeziona con fatica e sacrificio, a volte a rischio della propria incolumità; pesa su tutto il territorio che perde uno spazio di confronto, di analisi, di denuncia e di contatto con il resto della regione».
L’auspicio di Sanzaro è che «il piano venga rivisto e che la proprietà colga le opportunità di sviluppo che questo pezzo di Sicilia offre ancora all’editoria. Il Giornale di Sicilia, storico per la nostra isola, è presenza costante, responsabile e di garanzia da troppi anni. Sarebbe una perdita troppo grave per tutti i cittadini del sud est siciliano». (giornalistitalia.it)
LEGGI ANCHE:
Il Giornale di Sicilia chiude 6 redazioni su 9
Giornale di Sicilia, ma di quale Sicilia?