Da Siracusa appello alla mobilitazione per non darla vinta alla mafia e al malaffare

Il Giornale di Sicilia chiude 6 redazioni su 9

La Siracusa perbene che, nel maggio scorso, assieme a tanti colleghi si è stretta attorno al giornalista Gaetano Scariolo vittima di un attentato,  si mobilita lanciando un appello a difesa dele 6 redazioni su 9 che il Giornale di Sicilia sta per chiudere

SIRACUSA – «Alla fine hanno vinto autori e mandanti di questo avvertimento. Non c’entrano le forze dell’ordine, che stanno lavorando con dedizione su questo episodio soprattutto dopo aver trovato delle immagini importanti estrapolate dalle telecamere di sicurezza, quanto la decisione del Giornale di Sicilia di chiudere l’edizione di Sicilia orientale, comprendente le pagine di Siracusa. Una scelta che mette fine a tanti sacrifici da parte di tutti i cronisti siracusani di questo glorioso quotidiano. Ci abbiamo provato a raccontare la nostra provincia, assumendoci i rischi, ma tutto si è rivelato inutile. È l’ultima settimana del giornale a Siracusa, un momento triste per l’informazione».

Gaetano Scariolo

Gaetano Scariolo, il giornalista del Giornale di Sicilia al quale, il 9 maggio scorso, hanno incendiato l’autovettura parcheggiata nei pressi della propria abitazione, non ci sta ad assistere in silenzio alla chiusura della redazione di Siracusa e con essa all’edizione della Sicilia Orientale dello storico quotidiano palermitano.
Incerto il destino per lui e per gli altri due giornalisti della redazione di Siracusa (che aveva già inglobato Ragusa), ma non solo, considerato che a chiudere battenti sarà anche la redazione di Caltanissetta e subirà, così, la stessa sorte toccata da tempo ad Enna, Messina e Catania (dove è attivo un solo giornalista con il telelavoro). Praticamente, delle nove redazioni di un tempo ne rimarranno in piedi – almeno per il momento – solo tre: Palermo, Agrigento e Trapani.
Una decisione – quella della Società Editrice Sud guidata dall’amministratore delegato Lino Morgante, che edita la Gazzetta del Sud e che, nell’agosto 2017, ha acquisito il pacchetto di maggioranza della holding che controlla il Giornale di Sicilia – che suona con una beffa, considerati i recenti propositi di consolidamento sul territorio e di rilancio del giornale a partire proprio dalle cronache locali. Se si aggiunge, poi, che a pagarne le conseguenze sono territori difficili come quello di Siracusa, appena due mesi fa teatro dell’attentato intimidatorio allo stimato cronista, da anni impegnato a denunciare la mafia e il malaffare, il quadro è tutt’altro che incoraggiante per la libertà d’informazione in Sicilia. E, naturalmente, per l’occupazione, considerato che dopo il licenziamento di 15 giornalisti ex articolo 12 e 2, al termine di una vertenza per alcuni versi grottesca, è in atto quello di 34 poligrafici su 43.

Santo Gallo

Prospero Dente

«Solo tristezza, colleghi tutti», commenta il consigliere regionale dell’Ordine dei giornalisti, Santo Gallo, rilevando che «si torna all’antico, agli ’70 e ’80 del secolo scorso quando, da corrispondente da Siracusa del Giornale di Sicilia, salutai positivamente nel 1990 l’apertura della redazione in via Tevere, dove sono arrivati giovani volenterosi e appassionati di questo mestiere, diventati nel corso degli anni giornalisti professionisti e pubblicisti».
«Abbiamo sempre creduto nel progetto degli editori – sottolinea Gallo – e ci siamo impegnati al massimo per confezionare le pagine di Siracusa e provincia con dedizione e professionalità. Ora l’annunciata e ormai prossima chiusura dell’edizione della Sicilia Orientale sarà la fine di questa avventura di Siracusa e provincia per la “gloriosa” testata palermitana con oltre 150 anni di storia in Sicilia».
Durissimo anche il commento del segretario provinciale dell’Assostampa Siracusa, Prospero Dente: «Questa città, questa provincia, stanno per perdere un pezzo di democrazia. La chiusura delle pagine della Sicilia Orientale del Giornale di Sicilia, paventata da qui ad una settimana, isola il territorio, elimina un’occasione di informazione, mortifica la storia decennale di tanti cronisti, sotterra uno strumento di confronto e analisi per la stessa politica, per le imprese, il mondo del lavoro, le società sportive».

L’editore Lino Morgante e il direttore Antonio Ardizzone, socio di minoranza ed ex proprietario assoluto del Giornale di Sicilia

Dente denuncia che «le scelte editoriali, incredibilmente controcorrente rispetto ai proclami pomposamente annunciati dal podio, tolgono un’altra voce alla provincia di Siracusa. Abdicano quel ruolo autorevole, libero, responsabile, coraggioso, alle urla dei social, ai fake journalist improvvisati. A quella deriva mediatica egocentrica, dove politici, istituzioni, singoli pensano di potere e sapere comunicare. Illusi, arroganti e illusi».
«Ai cittadini, però, mancherà l’informazione; cosa assolutamente diversa. Ovvero – ammonisce il segretario dell’Assostampa Siracusa – quella mediazione tra urla scomposte e verità dei fatti. Azione responsabile affidata, da sempre, ai giornalisti. Ai lettori mancherà il coraggio di quei cronisti che entrano dentro la notizia prima di raccontarla. Di quei colleghi che oggi – assurdo – resistono a schiena dritta davanti agli attentati e alle intimidazioni, ma vengono messi in ginocchio, non dalla malavita, ma dagli stessi editori».
Ricordando che «la stampa, noi tutti giornalisti siracusani, abbiamo raccolto e scritto di appelli per questa o per quell’altra urgenza. La zona industriale, le squadre di calcio, le strade da completare, i rifiuti da raccogliere e tanto altro ancora. Abbiamo scritto, e continueremo a farlo, di storie di donne e uomini, di appalti e dignità del lavoro», per l’Assostampa Siracusa «forse è il momento in cui tutta la società siracusana – politici, istituzioni, sindacati, mondo delle imprese, ognuno di noi giornalisti – si interroghi sul potere delle pagine di un giornale». (giornalistitalia.it)

 

 

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