ROMA – Fnsi e Sindacato Giornalisti Veneto al fianco del Cdr e dei colleghi del Gazzettino che hanno proclamato due giorni di sciopero, venerdì 9 e sabato 10 settembre 2016. La protesta arriva dopo l’annuncio da parte dell’azienda di non voler assumere, disattendendo gli accordi siglati anche in sede ministeriale nell’ambito dello stato di crisi biennale aperto il 15 gennaio 2015.
«A fine settembre – precisa il sindacato regionale – i giornalisti usciti saranno una ventina». Una situazione che «ha oltrepassato ogni limite di decenza», scrive il Cdr ai colleghi della redazione, annunciando «sciopero venerdì 9 e sabato 10 settembre per impedire che in questi due giorni il sito venga aggiornato e per impedire l’uscita dei giornali nei giorni di sabato 10 e di domenica 11».
Al fianco dei giornalisti del Gazzettino, anche la Federazione nazionale della stampa italiana, che condivide le ragioni che hanno portato alla proclamazione di due giornate di sciopero. «È inaudito ed inaccettabile – osserva segretario generale Raffaele Lorusso – che il gruppo Caltagirone rinneghi gli accordi sindacali sottoscritti in occasione dell’ultimo, soltanto in ordine di tempo, stato di crisi, rifiutandosi di procedere ad assunzioni già programmate. Tale comportamento certifica una concezione arcaica delle relazioni industriali e proietta su uno dei principali editori italiani un’ombra di inaffidabilità. È pertanto auspicabile che il management aziendale riveda la propria posizione e mantenga gli impegni sottoscritti per il rilancio del giornale e la salvaguardia degli organici redazionali».
La Fnsi, insieme con il Comitato di redazione e il Sindacato dei giornalisti del Veneto, valuterà tutte le azioni da intraprendere.
Ecco il comunicato diffuso dal Cdr: «Salta il tavolo sindacale: Gazzettino in sciopero due giorni. Nessuna assunzione. Il Cdr: “Caltagirone non rispetta gli impegni”
Care colleghe, cari colleghi,
sapete com’è considerata la redazione di Padova per il nostro editore Caltagirone? Marginale.
Sapete come definisce il nostro editore Caltagirone le assunzioni previste dagli accordi controfirmati anche in sede ministeriale? Criminali.
Sapete, per il nostro editore Caltagirone, dopo anni di sacrifici – gli ultimi due persino umilianti – sopportati dalle redazioni, cosa ci prospetta? Un’altra ristrutturazione. Chiusura di redazioni. Licenziamenti.
È lo scenario che ci è stato annunciato questa mattina (ieri, ndr) dall’amministratore delegato al tavolo sindacale, tavolo che il Cdr ha abbandonato.
Ancora una volta i “conti in rosso” sono colpa della crisi globale, dell’economia brutta e cattiva, e non di un’impostazione aziendale appiattita su una mera politica di tagli dei costi, di assoluta assenza strategica, di colpevole mancanza di investimenti.
Sapete cosa è successo in dieci anni di gestione Caltagirone?
Come un moderno colonizzatore ha dimezzato l’organico, spolpato il patrimonio immobiliare, fatto sparire da territori strategici il giornale, utilizzato i soldi pubblici per due stati di crisi ai quali non è seguito alcun piano di rilancio.
E noi giornalisti invece di essere sudditi riconoscenti addirittura ci permettiamo di chiedere una cosa banalissima, scontata, per lo meno fra gentiluomini: il rispetto dei patti, il rispetto degli impegni, il rispetto delle regole.
Lo ricordiamo, a fine settembre escono altri tre colleghi: l’organico scende a 84, sì perché noi continuiamo a considerare il direttore fuori dal conteggio, e lo stesso direttore aveva fissato nel piano editoriale presentato all’assemblea dei giornalisti dopo l’apertura dello stato di crisi la pianta organica a quota 88.
Le assunzioni ve le scordate: è la risposta lapidaria dopo cassa integrazione, smaltimento ferie, straordinario non pagato.
Questo comunicato rispecchia, nella forma e nella sostanza, una situazione che ha oltrepassato ogni limite di decenza. È meglio scegliere due “titoli” per riassumere e sintetizzare la nostra incredulità, nel corso di un incontro in cui i toni si sono alzati nel momento i cui siamo stati minacciati: “Pensate che ci spaventino gli scioperi? Guardate come è andata a finire con gli impiegati”. Ogni commento è superfluo.
Ce ne siamo andati perché non è possibile confrontarsi con un editore che per l’ennesima volta ci dice che se osiamo reagire, la strada segnata è la chiusura del giornale, accusandoci addirittura di non saper fare il nostro lavoro.
No, care colleghe e cari colleghi, la strada è segnata per grave colpa di questa gestione denunciata negli anni dal Cdr in tutte le sedi: a ognuno le proprie responsabilità.
Noi gli accordi e gli impegni li abbiamo rispettati tutti, fino in fondo. Da galantuomini. Non possiamo dire lo stesso di Caltagirone. E ribadiamo: il Cdr non si è mai sottratto a ogni confronto costruttivo.