VENEZIA – Il povero Gianpietro Talamini nel piccolo cimitero di Vodo di Cadore, si agita nella tomba. Fu fondatore e direttore del Gazzettino per circa mezzo secolo. Lo fondò, giovane quarantenne nel 1887, scendendo a valle dalle Dolomiti, nonostante che a Venezia ci fossero già cinque quotidiani diffusi. Una bella scommessa. Vinta.
Si agita il fondatore cadorino, dopo aver appreso, da lassù, che il Gazzettino dopo 135 anni lascia per la prima volta la sua città d’origine. È vero, ci fu il ribaltone del 1977 quando la sede principale del giornale si trasferì a Mestre, in via Torino, per via degli alti costi di produzione della carta.
Nel vecchio palazzo Faccanon, sede storica del vecchio Talamini, la carta arrivava in burcio, con enormi pesantissimi rotoloni. E veniva scaricata tutte le notti in rio della Fava. Impossibile continuare così. Ma la proprietà di allora, mantenne una dignitosa sede in campo San Luca a Venezia.
Caporedattore era il mitico Paolo Rizzi. Redattori celebri Leopoldo Pietragnoli, Fiorello Zangrando, Fabio Marangoni, mentre il “ribelle” Delfo Utimpergher, cronista di nera e giudiziaria per eccellenza, preferì licenziarsi per protesta verso la scelta della sede di terraferma e per sua fortuna, finì a Rai Tre. Caporedattore Lele De Polo. Altri tempi.
Ora nel leggere il comunicato della proprietà romana del Gazzettino, Gruppo Caltagirone, ci vengono i brividi. «Desideriamo comunicarVi che i giornalisti della Redazione di Venezia – recita il testo – perdurando la situazione di non agibilità degli uffici redazionali in laguna, d’intesa con il Direttore, saranno temporaneamente allocati presso la sede di Mestre».
Con un comunicato del genere anche il più improvvido praticante giornalista, verrebbe bocciato all’esame professionale.
Primo: «…perdurando la situazione di non agibilità…», cos’è successo? È invasa dai turisti che fanno la pipì a San Marco? Si sono rotte le tapparelle? Cede il pavimento? Per fortuna la proprietà è del gruppo immobiliare romano.
Secondo: «…uffici redazionali in laguna…». E se fossero stati in barena, oppure in un’isola abbandonata, o in un ghebo? A saperlo.
Terza perla: «…saranno temporaneamente allocati…». Ci vengono anche i brufoli. Allocati? Allocati è un termine inglese, ma si riferisce principalmente a merci, masse finanziarie o altre cose. Non a professionisti lavoratori. Non vorrei che il termine fosse stato posto per evitare “trasferimento” che pregiudica una trasferta, ovvero diaria in più. A saperlo.
Quarto appunto, ma sembra di essere il cronista Fiorello Zangrando, grande esperto di cinema e di storia, che quando in redazione si metteva a metter le pulci non ce n’era per nessuno: «…presso la sede di Mestre…», in italiano significa vicino. Vuol dire in strada in via Torino?
Sta di fatto, senza la possibilità di essere smentiti, che per la prima volta dal lontano 1887, il Gazzettino non ha niente a Venezia.
Gianpietro Talamini era un grande. Si inventò il primo quotidiano popolare italiano, modello inglese. Fosse uscito per primo a Milano, Roma o Napoli, ci sarebbero diversi monumenti. Invece Venezia non gli ha dedicato nemmeno una via, se non una calle.
Quando uscì il 20 marzo 1887, gli altri quotidiani paludati: Gazzetta di Venezia, Adriatico, Gazzetta Privilegiata, La Difesa, costavano 5 centesimi e non parlavano al popolo, solo economia, politica, cultura. Il Gazzettino costava, invece, 2 centesimi e aveva un rivoluzionario formato ridotto, tipo Repubblica cento anni prima. C’era un cronista stabile davanti al Tribunale di Rialto, perché al popolo interessavano la cronaca nera e i processi. Poi le notizie di “pubblica necessità”, orari vaporetti, treni, messe, maree.
Per la prima volta si parla di regate e i campioni del remo, con tanto di fotografia sul Gazzettino, diventano dei veri eroi lagunari. In più il quotidiano popolare forniva romanzi d’appendice a puntate. Lo chiamavano per disprezzo “il giornale delle serve”, ma vinse con la logica dei numeri e della diffusione. Poi ci fu anche il Gazzettino Sera.
Talamini, nazionalista mazziniano, nel 1922 simpatizzava un pochino per Mussolini. Nel 1924 con l’omicidio Matteotti si ribellò platealmente al regime. Successivamente la sede venne assediata e danneggiata dai fascisti e per 15 giorni il quotidiano non uscì dalle tipografie distrutte. La proprietà passo a Giovanni Volpi, allora potente ministro.
Una battuta di Giampietro Talamini colpisce ancora a dimostrazione del suo carattere forte e montanaro. Un lettore gli scrive nel 1924: il Gazzettino è mal fatto! Risponde il direttore: me dispiase de no poderlo far pezo!
Ma allora, potente gruppo Caltagirone, per il Gazzettino di Venezia, non potevate trovare per i sei cronisti superstiti, una piccola sede in centro storico, ovvero laguna? (giornalistitalia.it)
Giorgio e Maurizio Crovato