Accordo al Ministero. Parisi (Fnsi): “Ordine nel settore, basta con queste folli imprese”

Il Garantista ultimo atto: 53 in cassa integrazione

Il GarantistaROMA – Due mesi e mezzo dopo la cessazione delle pubblicazioni, giornalisti e poligrafici del quotidiano Cronache del Garantista potranno, finalmente, porre fine all’umiliante via crucis che li ha costretti a sopravvivere senza il becco di un centesimo in una vertenza, per molti aspetti pirandelliana, che certamente riserverà ancora qualche amara sorpresa.
Al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è stato, infatti, sottoscritto il verbale di accordo per la corresponsione del trattamento di “cassa integrazione per cessazione di attività in presenza di fallimento” ai 53 lavoratori (46 giornalisti e 7 poligrafici) appiedati dall’impresa che lo stesso direttore Piero Sansonetti, alla vigilia del debutto, aveva appropriatamente definito “folle e temeraria”.
Negli uffici della VI Divisione della Direzione Generale Tutela delle Condizioni di lavoro e delle Relazioni industriali, alla presenza dei funzionari Giorgio Di Pilato e Alessandro Righetti, è stata espletata la procedura di esame congiunto, ai sensi della legge 148/2015 e per gli effetti della legge 416/1981, tra la Società Cooperativa arl in fallimento “Giornalisti Indipendenti”, editrice del quotidiano Cronache del Garantista, rappresentata dal curatore fallimentare Tommaso Mililli, assistito dal consulente Massimiliano Destriere, e le rappresentanze dei lavoratori: il Comitato di redazione composto da Camillo Giuliani, Errico Novi e Angela Panzera, la Federazione Nazionale della Stampa con il segretario generale aggiunto Carlo Parisi, assistito dai funzionari Giuseppe Catelli e Maria Silvia Pau, il Sindacato Giornalisti della Calabria con Carlo Parisi e Francesco Cangemi, l’Associazione Stampa Romana con Elisabetta Palmisano, la Slc Cgil nazionale con Francesco Sole e Maria D’Ercole.
Nel corso dell’incontro, il curatore fallimentare ha ribadito che “non sussistono i presupposti per una eventuale ripresa dell’attività”, pertanto i rappresentanti ministeriali hanno concordato che non esistono alternative al trattamento di cassa integrazione a zero ore e senza rotazione, per la durata complessiva di 24 mesi a far data dal 20 febbraio 2016, ovvero dal giorno in cui sono cessate le pubblicazioni, trattamento che riguarda 34 dipendenti delle redazioni calabresi  (19 a Cosenza-Rende, 8 a Reggio Calabria, 4 a Catanzaro e 3 a Paola) e 19 di quella romana.
Il Ministero del Lavoro, pertanto, ha dichiarato esperita e conclusa positivamente la procedura di consultazione raggiunta con le intese sindacali del 14 marzo (giornalisti) e 26 marzo (poligrafici). In particolare, il 14 marzo, nella sede Fnsi di Corso Vittorio Emanuele II, a Roma, nella riunione presieduta dal segretario generale aggiunto Carlo Parisi, alla presenza del Cdr e del segretario dell’Associazione Stampa Romana, Lazzaro Pappagallo, i giornalisti avevano sottoscritto l’accordo sindacale con l’azienda che – ha dichiarato il curatore Mililli – ha “registrato un andamento negativo degli indicatori economici del biennio precedente, con una sopravvalutazione della testata, un significativo decremento dei volumi produttivi al netto dei contributi all’editoria, un forte indebitamento, tali da determinare l’intervenuta dichiarazione di fallimento”. Situazione, aveva tagliato corto Mililli, che ha imposto l’immediata cessione delle pubblicazione perché “non esistono i presupposti per un esercizio provvisorio dell’impresa da parte della procedura fallimentare”.

Panzera, Giuliani, Cangemi, Mililli e Destriere al Ministero del lavoro

Panzera, Giuliani, Cangemi, Mililli e Destriere al Ministero del lavoro

Nell’accordo, oltre all’impegno a verifiche trimestrali sull’andamento dell’ammortizzatore sociale e sulla possibilità di ricollocazione dell’ipotesi di un eventuale cessione o affitto della testata, è stata concordata la sospensione di tutti gli obblighi di esclusiva previsti dall’art. 8 del Contratto nazionale di lavoro giornalistico Fnsi-Fieg. Incontro, quest’ultimo, che aveva seguito quello del 19 febbraio nel quale era andato in scena l’ultimo atto della grottesca commedia che, in sede Fnsi, aveva visto sedersi allo stesso tavolo l’amministratore unico della società editrice, Francesco Armentano, assistito dal consulente Lorenzo La Duca, e il curatore fallimentare. Tra lo stupore generale, Tommaso Mililli si era, infatti, presentato nelle vesti di curatore fallimentare nominato dal giudice delegato Daniela Cavaliere, che ha decretato il fallimento della società editrice, su istanza della Casagit per un debito di 43mila euro relativo a contributi non pagati per l’assistenza sanitaria dei giornalisti.
Il Tribunale Ordinario di Roma aveva, infatti, dichiarato il fallimento della Società Cooperativa arl “Giornalisti Indipendenti”, editrice del quotidiano Cronache del Garantista, giovedì 11 febbraio alle ore 10.30 e lo aveva notificato alla società martedì 16 febbraio alle ore 12, ma la notizia è stata resa nota soltanto al tavolo sindacale del 19 febbraio convocato dalla Fnsi per la prosecuzione dell’esame congiunto del Piano di crisi richiesto, il 13 gennaio scorso, per tentare di salvare il giornale attraverso il ricorso alla cassa integrazione.
In quella stessa occasione, Carlo Parisi, aveva ripercorso le tappe della vicenda sottolineando che “i lavoratori, per troppo tempo, hanno già pesantemente pagato il prezzo di un impresa nata male e finita peggio”. Alla accennata ipotesi di far proseguire senza retribuzione l’attività ad un limitato gruppo di giornalisti, tiepidamente avanzata dal liquidatore “per non far perdere valore alla testata”, la Fnsi aveva replicato che “nessuna decisione può essere presa sulla testa dei lavoratori che, di fatto, per il credito vantato sono diventati gli azionisti di maggioranza dell’impresa che in 19 mesi di attività è riuscita a garantire appena 6 mensilità. Peggiore la situazione relativa ai collaboratori, ai quali – ma non a tutti – sono andati solo irrisori acconti”.
In edicola dal 18 giugno 2014, infatti, al giornale poco è valso il contratto di solidarietà difensiva sottoscritto il 13 febbraio 2015 per scongiurare il licenziamento collettivo dei 23 lavoratori dichiarati in esubero su un organico di 57. E, come se non bastasse, nel dicembre scorso, la testata ha beneficiato di 700mila euro di contributi pubblici erogati dal Fondo per l’editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ma – “beffa delle beffe aveva denunciato Parisi – neppure un centesimo è andato nelle tasche dei giornalisti calabresi, ovvero di coloro i quali, tra lacrime e sangue, hanno sempre garantito l’uscita del giornale venduto pressoché esclusivamente in Calabria”.
“Firmato l’accordo al Ministero del Lavoro – commenta Carlo Parisi – finalmente i lavoratori che nel frattempo non si sono dimessi o hanno trovato diversa occupazione potranno tirare il fiato con l’ammortizzatore sociale in attesa di tempi migliori, non certo semplici, considerata la grave crisi del settore”.
Mentre si allunga a dismisura l’elenco dei creditori, alcuna notizia è stata fornita dal curatore fallimentare rispetto ad eventuali introiti o crediti vantati, né rispetto all’inventario dei beni della società che ancora non sono stati presi in consegna dalla curatela, con particolare riferimento al sistema editoriale del giornale.
“Insomma, un naufragio annunciato – chiosa il segretario generale aggiunto della Fnsi – che, purtroppo, ha messo sul lastrico decine di lavoratori che, come se non bastasse, si vedono piovere addosso indecenti proposte di «collaborazione» da parte di autentici pirati dell’editoria che dovrebbero essere definitivamente banditi dal mondo dell’informazione. Sedicenti editori ai quali il sindacato dei giornalisti non farà sconti, a difesa dei colleghi, delle casse dell’Inpgi, che paga interamente gli ammortizzatori sociali, e delle aziende sane che rischiano di tracollare per colpa della concorrenza sleale che affama i lavoratori e mette in crisi gli editori veri. Un tema scottante in vista dell’approvazione della nuova legge sull’editoria, che deve impegnare il Governo a tutelare le imprese con meccanismi premianti della qualità dell’informazione, del rispetto delle norme e del regolare pagamento degli stipendi e dei contributi a quanti, con professionalità e sacrificio, rischiano anche la propria vita per garantire un’informazione di qualità”.  (giornalistitalia.it)

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