COSENZA – Se fosse un film si chiamerebbe “Prendi i soldi e scappa”. Ma non è un film, è tutto vero ed è la classica storia del padrone del vapore che acchiappa il malloppo e lascia a bocca asciutta i poveri lavoratori. E sì perché, fuor di metafora, dopo aver fatto il pieno dei fondi dell’editoria intascando anche la quota dei giornalisti, Umberto De Rose sta minacciando di interrompere la stampa e sparire nel nulla. Pare infatti che il reuccio delle rotative abbia già inviato al nostro amministratore delegato – un uomo a lui molto, molto vicino – una serie di fatture da saldare. Il che sarebbe il colmo. Primo perché, spulciando tra le fatture del passato, abbiamo trovato una serie di stranezze che abbiamo tutta l’intenzione di capire; secondo perché Umberto De Rose è l’unico che ha visto i soldi. Mezzo milione di euro, per la precisione, di cui almeno la metà erano destinati ai giornalisti. E il motivo per cui sono finiti tutti nelle sue tasche costringendoci a un Natale in bianco, è un mistero che proveremo a svelare.
Ma andiamo con ordine. Tutto ha inizio agli inizi del 2015. Andrea Cuzzocrea, ex amministratore delegato della cooperativa dei giornalisti indipendenti prima dell’avvento di Francesco Armentano, propone a tutti i lavoratori la cosiddetta cessione del credito. Visto infatti che non riesce a pagare i nostri stipendi, propone e cura un atto notarile col quale viene ceduto il contributo pubblico a giornalisti e fornitori. Tutto scorre sereno. Sereno per modo di dire. Perché nel frattempo se ne va l’amministratore delegato ma il vecchio vizio di non pagare chi non lavora è una tradizione che il nuovo, Francesco Armentano, ha tutta l’intenzione di rispettare.
Passano i mesi: i nostri stipendi non si vedono, è vero, ma si decide di tirare avanti confidando proprio nella cessione del credito. Si tratta di tre stipendi più la tredicesima, a conti fatti di 6-7mila euro che ci consentirebbero di passare un Natale sereno, soprattutto se consideriamo che ognuno di noi arriva da mesi di digiuno e di debiti accumulati. Ma così non è.
Intorno a novembre il nostro amministratore delegato parla fumosamente di problemi del nostro credito. Proviamo a capire ma lui, qualche giorno dopo, rassicura tutti e ci chiede di andare avanti. Sempre non pagati. Poi succede il patatrac.
Solo qualche giorno fa Francesco Armentano ci fa sapere che i soldi non ci sono. Ma solo per noi. Come è possibile? Eppure il contributo erogato dal fondo dell’editoria è di 650mila euro. Una cifra più che sufficiente a pagare la nostra cessione del credito. Sufficiente se non fosse che lo stampatore Umberto De Rose ha intascato la bellezza di 507mila euro e i giornalisti della redazione romana i restanti.
E noi? Noi zero. Già l’atto notarile dei giornalisti “calabresi”, stranamente, viene contestato e, dunque, per un vizio di forma ci sono stati negati i soldi. Ora c’è da dire che se noi avessimo ricevuto i nostri soldi il buon De Rose avrebbe intascato 250mila euro in meno. Ma a questo punto la domanda a cui rispondere è una e una sola: De Rose e il suo uomo all’Avana sapevano o no che rischiavano di prendere la metà dei soldi?
1. continua…
Il Garantista