REGGIO CALABRIA – “A un anno dalla prima uscita in edicola, una dissennata gestione economica dell’azienda ha fatto sì che giornalisti, collaboratori, grafici e poligrafici del Garantista si ritrovassero con 9 stipendi su 14 mai incassati. La scelta del personale di scongiurare licenziamenti riducendosi i compensi e ovviando così agli errori di altri non ha sortito gli effetti sperati, anzi. Il presidente del Cda della cooperativa, Andrea Cuzzocrea, a chi lamentava di vantare crediti per migliaia di euro ha risposto con un invito alle dimissioni”.
Il Comitato di redazione del quotidiano Cronache del Garantista prende atto della fallimentare esperienza del quotidiano dicendo basta.
“Nonostante il direttore Piero Sansonetti avesse proposto di far vincolare gli incassi delle vendite al pagamento degli stipendi – denuncia il Cdr – quel denaro è finito altrove insieme a quello delle pubblicità. A ciò si aggiunga l’atteggiamento della società titolare della testata, la quale avrebbe dovuto assicurare il sostegno economico iniziale del progetto per consentire alla cooperativa di reggersi sulle proprie forze. Tale contributo si è rivelato addirittura controproducente. Tutto – sottolinea il Cdr – nell’assenza totale di un qualsiasi piano industriale o editoriale per rilanciare il giornale”.
Nel ricordare che “il personale ha continuato a lavorare gratis, imbonito da proclami su una estenuante trattativa con una cordata d’imprenditori che avrebbe dovuto rilevare la testata e che, invece, resta avvolta nel mistero”, i giornalisti hanno finalmente annunciato che si cambia registro.
Da oggi, infatti, è scritto nel comunicato sindacale pubblicato sulla prima pagina del giornale, “a tutela della propria dignità umana e professionale, il personale non potrà più garantirvi lo stesso prodotto. E, in assenza delle risposte da parte dell’azienda, dalla prossima settimana utilizzerà il pacchetto di dieci giornate di sciopero già consegnato al Cdr”.
“Purtroppo – ricorda il segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, componente della Giunta Esecutiva Fnsi – ancor prima del debutto, avvenuto il 18 giugno 2014, sono stato facile profeta esprimendo serie riserve in materia di sostenibilità dell’impresa. Ed a nulla è valso il contratto di solidarietà difensiva sottoscritto, il 13 febbraio scorso, per scongiurare il licenziamento collettivo di 23 lavoratori dichiarati in esubero su un organico di 57”.
“L’applicazione dell’ammortizzatore sociale – aveva spiegato sin d’allora Carlo Parisi – si è rivelata insufficiente a fronteggiare la crisi del giornale che, il 16 gennaio scorso, aveva indotto la Società Cooperativa Giornalisti Indipendenti, editrice del giornale, ad avviare la procedura di licenziamento collettivo per riduzione di personale, ai sensi della legge 223/1991 per 19 giornalisti dei 49 assunti con contratto nazionale Fnsi-Fieg (3 capi servizio, 14 redattori, 2 praticanti) e 4 poligrafici su 8. Il calendario prevedeva, infatti, 14 licenziamenti entro il 28 febbraio e 9 entro il 31 marzo”.
Dopo un mese di incontri e trattative, affidate dall’Assemblea dei giornalisti al segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, assistito dall’avv. Mariagrazia Mammì dell’Ufficio Legale, e al Comitato di redazione (Francesco Altomonte, Camillo Giuliani, Claudio Labate, Errico Novi, Angela Panzera, Guido Scarpino ed il rappresentante dei collaboratori esterni Annalisa Costanzo), la vertenza sembrava chiusa con la firma dell’accordo sindacale con la Società Cooperativa Giornalisti Indipendenti, rappresentata dal presidente Andrea Cuzzocrea, che prevede l’applicazione del contratto di solidarietà nei confronti di 38 giornalisti assunti con contratto di lavoro dipendente Fieg-Fnsi e 7 poligrafici, per un periodo di 24 mesi, dal 16 febbraio 2015 al 15 febbraio 2017, nella misura del 40 per cento della riduzione dell’orario di lavoro in modalità verticale (intere giornate non lavorate).
Così non è stato e dopo la proclamazione dello stato di agitazione, sin dal mese di dicembre, e la consegna al Cdr di un pacchetto di tre giornate di sciopero “come conseguenza del mancato rispetto degli accordi e dei continui e ormai insostenibili ritardi da parte della società nel versare gli stipendi al personale”, i giornalisti delle “Cronache del Garantista” hanno dovuto amaramente constatare che “nulla è cambiato, soprattutto in tema di auspicato ingresso di nuove forze a sostegno economico dell’azienda”.
“Un’impresa folle e temeraria”, l’aveva definita il direttore Piero Sansonetti, in occasione del debutto, “partita controcorrente da Reggio Calabria per affermare tre valori fondamentali: libertà, garantismo e meridionalismo”.
Purtroppo, a un anno dal debutto, ci si è finalmente resi conto che non è sufficiente una temeraria linea editoriale per garantire la sostenibilità di un giornale che, di “folle e temeraria” ha, purtroppo, dimostrato di avere soprattutto la gestione. Quella di un’impresa gigantesca rispetto ai pur apprezzabili riscontri in edicola (con una media di circa 3500 copie in Calabria). Nove stipendi arretrati ai redattori, molti collaboratori addirittura mai pagati ed il mancato versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, non hanno bisogno di commenti. Senza soldi non può esistere impresa ed il rischio di mettere sulla strada i 57 lavoratori, nonostante l’errata e ingiustificata, seppur generosa e disperata, scelta di continuare a lavorare gratis per così a lungo tempo, è ormai una certezza quasi acclarata.
Anche l’invito a dimettersi, rivolto da Andrea Cuzzocrea – che tra l’altro è presidente di Confindustria Reggio Calabria – a chi lamentava di vantare crediti per migliaia di euro, si commenta da solo. È di una gravità inaudita e imbarazzante che dirgli di mettere cappello (scelta che, tra l’altro, ha già ventilato) rischia di suonare come un complimento.
Parisi: “Purtroppo di «folle e temeraria» il giornale dimostra di avere la gestione”