ROMA – Il curatore fallimentare della società cooperativa Giornalisti Indipendenti, Tommaso Mililli, ha avviato la procedura di licenziamento collettivo di tutto il personale della testata giornalistica Cronache del Garantista, ai sensi degli articoli 4 e 24 della Legge 223 del 23 luglio 1991. Si tratta di 46 dipendenti, dei quali 39 giornalisti (30 in Calabria e 9 nel Lazio) e 7 poligrafici (4 in Calabria e 3 nel Lazio).
Cala, così, definitivamente il sipario su quella che lo stesso direttore dell’epoca, Piero Sansonetti, aveva definito “un’impresa folle e temeraria”, partita “controcorrente, da Reggio Calabria, per affermare tre valori fondamentali: libertà, garantismo e meridionalismo”, ma naufragata dopo appena 19 mesi di vita, nonostante i duri sacrifici ai quali si sono sottoposti i lavoratori nel tentativo, vano, di salvare la barca.
In edicola dal 18 giugno 2014, il giornale era, infatti, riuscito a garantire gli stipendi appena 6 volte, con la conseguenza che i giornalisti dipendenti vantano addirittura 13 mensilità e 2 tredicesime, mentre i collaboratori – tranne qualche irrisorio acconto e solo ad alcuni – non hanno mai percepito un centesimo. Soldi che, naturalmente, non vedranno mai, fatta eccezione del Tfr e delle ultime tre mensilità assicurate dal Fondo di garanzia dell’Inpgi, ovvero pagate con i soldi della categoria, nonostante nel 2015 l’azienda abbia beneficiato di 700mila euro di contributi pubblici erogati dal Fondo per l’editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
«Non dimentichiamo – ricorda, infatti, il segretario generale aggiunto della Fnsi, Carlo Parisi – che di quei soldi neppure un centesimo è andato nelle tasche dei giornalisti calabresi, ovvero di quanti, tra lacrime e sangue, hanno sempre garantito l’uscita del giornale, venduto pressoché esclusivamente in Calabria, mentre oltre 500mila euro sono stati incassati dallo stampatore Umberto De Rose, lo stesso della famosa telefonata del “cinghiale ferito che ammazza tutti” che, appena un anno prima, con la scusa di un guasto che, come verificato la perizia disposta dalla Procura di Cosenza, non si verificò mai, aveva bloccato la rotativa impedendo l’uscita dell’Ora della Calabria diretta da Luciano Regolo che conteneva la notizia di un’indagine aperta sul figlio del senatore Tonino Gentile».
Il fallimento della società cooperativa Giornalisti Indipendenti era stato dichiarato dal Tribunale Ordinario di Roma l’11 febbraio 2016, ma la notizia era stata resa nota soltanto otto giorni dopo al tavolo sindacale convocato dalla Fnsi per la prosecuzione dell’esame congiunto del Piano di crisi richiesto, per tentare di salvare il giornale attraverso il ricorso alla cassa integrazione.
Una riunione surreale, quella del 19 febbraio 2016, che aveva visto sedersi allo stesso tavolo l’amministratore unico della società editrice, Francesco Armentano, assistito dal consulente Lorenzo La Duca, e il curatore fallimentare. Tra lo stupore generale, Tommaso Mililli si era, infatti, presentato nelle vesti di curatore fallimentare nominato dal giudice delegato Daniela Cavaliere, che ha decretato il fallimento della società editrice, su istanza della Casagit per un debito di 43mila euro relativo a contributi non pagati per l’assistenza sanitaria dei giornalisti.
Dopo 24 mesi di cassa integrazione a zero ore (dal 20 febbraio 2016 al 19 febbraio 2018), il curatore delegato dal giudice del Tribunale di Roma, Daniela Cavaliere, assistito dal consulente del lavoro Massimiliano Destriere, ha dunque avviato la procedura di licenziamento collettivo ricordando che l’ammortizzatore sociale era stato richiesto “in quanto si prevedeva la vendita o l’affitto della testata giornalistica Il Garantista, con il riassorbimento in tutto o in parte del personale dipendente”.
“Non essendo pervenute manifestazioni di interesse da parte di terzi all’affitto o all’acquisto della testata”, non ravvisandosi “azioni miranti alla prosecuzione dell’attività” e considerata la situazione economico-finanziaria che “non consente l’utilizzo di eventuali attribuzioni patrimoniali diverse da quelle già previste dalla legislazione vigente e dalla contrattazione collettiva”, il curatore fallimentare ha comunicato al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, alla Fnsi ed alle associazioni regionali di stampa della Calabria e del Lazio la “immediata e irreversibile necessità di operare il licenziamento collettivo, come autorizzato dal giudice delegato il 16 febbraio 2018” precisando che “i rapporti di lavoro, allo stato formalmente in essere, rimarranno sospesi fino al licenziamento” che avverrà al termine della consultazione sindacale.
La Fnsi, che conduce la vertenza con il segretario generale aggiunto Carlo Parisi, assistito dal vice direttore Tommaso Daquanno e dagli avvocati del servizio sindacale, Ottavia Antoniazzi e Giancarlo Catelli, ha già avanzato al curatore fallimentare richiesta di esame congiunto che si terrà nei prossimi giorni a Roma, nella sede federale di Corso Vittorio Emanuele II, alla presenza delle Associazioni regionali di stampa di Calabria e Lazio. (giornalistitalia.it)
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