di Davide Varì
ROMA – «Un giornale, è un giornale, è un giornale», scriveva Luigi Pintor – maestro del giornalismo italiano – citando i versi di Gertrude Stein. Ma dietro quelle parole che invitano alla semplicità, all’idea di far parlare i fatti nudi e crudi, si nasconde un mondo articolato, contraddittorio, pieno di insidie come di bellissime sorprese. Perché quei fatti, le notizie, in realtà sono sempre filtrati dalle lenti di chi scrive. E Pintor lo sapeva bene. Il Dubbio, dunque, racconterà quel che accade con assoluta onestà e con la massima apertura.
Ma sappiamo bene che la scelta di ogni singolo fatto e il modo di scriverlo non sarà mai del tutto neutra. Chiunque deciderà di sfogliare e leggere il nostro giornale si troverà di fronte a un racconto quotidiano il più possibile aperto e inclusivo – inclusivo anche nei confronti di chi dissente – ma che avrà una sua anima, un suo carattere. Non credete a chi vi racconta che i giornali devono essere neutrali né a chi parla di un inesistente giornalismo British. Ogni singola parola stampata da qualsiasi quotidiano del mondo è sempre schierata. E noi – lo dichiariamo subito, con la massima trasparenza e convinzione – saremo schierati sui diritti e le garanzie.
Il primo compito del Dubbio sarà dunque quello di ristabilire la connessione sentimentale con chi, ogni giorno, frequenta le aule dei tribunali. In ogni toga di ogni singolo avvocato abita infatti un universo, un mondo di valori che noi intendiamo difendere e rappresentare, perché coincidono con i valori più profondi della nostra civiltà. In questi mesi durissimi e drammatici di pandemia il mondo dell’avvocatura è stato messo a dura prova e gli avvocati, forse più di ogni altra professione, hanno sentito sulla propria pelle il peso di un virus che ha sbarrato le aule dei tribunali travolgendo e mettendo in discussione la forma stessa del processo. Ma nel diritto la forma è sostanza e una giurisdizione debole e squilibrata rischia di far regredire la nostra intera comunità.
La nostra, dunque, non sarà una difesa corporativa e di categoria, sarà invece un’attenzione costante nei confronti di chi ha un ruolo decisivo all’interno del fragile equilibrio dei poteri. Un avvocato non è una monade ma il rappresentate di un sistema complesso e delicatissimo nel quale si giocano i diritti e le libertà di noi tutti. Inutile ricordare che gli avvocati in questi anni hanno subito attacchi di ogni tipo. Il panpenalismo – ovvero l’idea secondo cui la repressione sia l’unica ricetta possibile – è uno dei prodotti più pericolosi del populismo.
E così gli avvocati – identificati con i propri assistiti, che spesso dal ben rodato tribunale mediatico giudiziario sono giudicati colpevoli ben prima dell’inizio di un processo – sono diventati l’ostacolo di chi, con assurdo semplicismo, è convinto che il nostro Paese possa essere migliorato aumentando pene e reati. Per questo Il Dubbio sarà presente anche nei palazzi della politica e delle istituzioni, perché è lì che si giocano le partite decisive ed è lì che il panpenalismo rischia di creare danni irreversibili.
Soprattutto in tempi di pandemia e di stati di emergenza. «Senza un miglioramento della cultura giuridica dei politici, del ceto colto e dei professionisti dei media scriveva appena qualche giorno fa il professor Giovanni Fiandaca – diventa ancora più difficile contrastare il giustizialismo diffuso in alcuni settori popolari e strumentalizzato dai politici populisti per ricavarne consenso elettorale». In questo senso il nostro giornale ha l’ambizione di divenire un punto di riferimento credibile nel mare magnum di una informazione giudiziaria spesso viziata e distorta da una visione ideologica e superficiale. Useremo ogni canale comunicativo per dire la nostra e raccontare i fatti. Il Dubbio sarà dunque un giornale con i piedi ben piantati nella tradizione ma con la testa proiettata nel futuro. Cercheremo di dare risposte, certo, ma soprattutto di porre nuove interrogativi, nuovi “dubbi” attraverso un confronto dialettico, costante e ostinato.
Permettetemi, infine, di ringraziare la massima istituzione forense che mi ha dato fiducia in questa straordinaria avventura e chi mi ha preceduto: Carlo Fusi e Piero Sansonetti, amico fraterno e maestro. Un saluto caloroso alla redazione per la straordinaria professionalità e l’amore con cui ogni giorno manda in stampa questo giornale. (il dubbio)
Davide Varì