ROMA – Il 31 dicembre 2016 è stato trasmesso per l’ultima volta alla sede Rai di Torino il Segnale orario Rai Codificato (Src), il caratteristico trillo che precede l’annuncio dell’ora esatta, distribuito sulle reti radiotelevisive del servizio pubblico di solito prima dei notiziari. Un trillo che negli ultimi decenni ha scandito la vita degli italiani, pronti ad allineare i propri orologi all’unica ora esatta pensabile. E che ora va in pensione perché, con l’avvento delle trasmissioni radiotelevisive digitali che possono avere ritardi anche di alcuni secondi, non è più idoneo a garantire un’accurata disseminazione del tempo.
Dopo 37 anni, dunque, la Rai sospende la ricezione e la distribuzione del segnale generato e inviato ogni minuto dall’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (Inrim), riferimento in Italia per tutte le misure, tra cui quella del tempo e che quindi realizza e diffonde la scala di tempo nazionale Utc (It), cioè il tempo universale coordinato per l’Italia.
Il segnale – spiega ’Inrim – è composto da un codice acustico-numerico che permette di sincronizzare con la scala di tempo nazionale gli orologi elettronici dotati di un ricevitore radio e di un apposito decodificatore. Cessa così la collaborazione, iniziata circa 70 anni fa, tra l’istituto responsabile della disseminazione della scala di tempo di riferimento nazionale (l’Istituto Elettrotecnico Nazionale Galileo Ferraris divenuto poi Inrim nel 2006) e la Rai. Risale, infatti, al 1945 la prima generazione di segnali di tempo per l’emittente radiotelevisiva italiana. Nel 1951 viene introdotto un segnale costituito da sei impulsi sincroni con gli ultimi sei secondi di ogni minuto e diviene possibile sincronizzare tutti gli orologi che stanno al passo entro un minuto. Nel 1979 nasce il Segnale orario Rai Codificato (Src).
“Il noto trillo – spiega Patrizia Tavella, responsabile del Laboratorio Inrim da cui viene emesso il segnale – è in realtà un codice che, in corrispondenza del secondo 52, comunica ora, minuto, secondo, mese, giorno del mese, giorno della settimana ed anche se è in vigore l’ora solare o l’ora estiva.
Dal 1994 il segnale è diventato ancora più ricco d’informazioni grazie all’aggiunta di una seconda porzione di codice che, a partire dal secondo 53, indica l’anno, avvisa se è prossimo il passaggio all’ora solare o all’ora estiva e segnala l’eventuale introduzione nell’anno in corso di un secondo intercalare. Questo aggiustamento temporale, in inglese leap second, è lo stratagemma con cui si mantiene in accordo la scala di tempo realizzata oggi per mezzo degli orologi atomici con il tempo legato alla rotazione terrestre, molto più impreciso e soggetto a ogni tipo di variazione”.
Oggi ci sono molti strumenti per conoscere e diffondere l’ora esatta, dai sistemi di navigazione come Gps e Galileo ai sistemi di sincronizzazione satellitare, ai dispositivi che si appoggiano ai modem per via telefonica. Da qualche tempo l’Inrim affida la trasmissione del segnale di tempo anche alla stabilità della fibra ottica (con cui è già stato realizzato un collegamento tra Torino, Milano, Bologna e Firenze) che ha rivelato prestazioni superiori a quelle delle tecniche satellitari nel preservare l’integrità del segnale. L’obiettivo del prossimo futuro – spiega l’Istituto – è la realizzazione di un link ottico che attraverserà l’Italia da nord a sud e la collegherà ad altri Paesi europei, creando una vasta rete di istituti metrologici e centri di ricerca.
L’Inrim, inoltre, è capofila del progetto europeo Demetra, parte del programma Horizon 2020, che si appoggia alla rete satellitare di Galileo per fornire servizi avanzati di sincronizzazione e certificazione del segnale di tempo, di interesse per il mondo della finanza, dei trasporti, delle telecomunicazioni e dei media, i sistemi di controllo del traffico automobilistico, il rilevamento topografico, le reti di distribuzione dell’energia. (askanews)
Dopo 37 anni non garantisce più un’accurata disseminazione del tempo