MILANO – Il Coronavirus si è portato via anche Rino Felappi, il decano dei giornalisti milanesi, per lunghi anni protagonista delle cronache lombarde e, più recentemente, figura istituzionale all’Ordine dei giornalisti.
Era nato in provincia di Brescia, a Piancogno, il 24 novembre 1923 ma, fin da piccolo, con la famiglia si era trasferito a Sesto San Giovanni, prima periferia di Milano. Anni difficili, segnati dalle difficoltà del dopoguerra, poi il ventennio e la lotta di Resistenza.
Rino – all’anagrafe Severino – Felappi è finito nell’elenco degli antifascisti, catturato dai tedeschi e mandato nel campo di concentramento di Auschwitz.
Anche se è difficile da comprendere, è lì che gli è maturata la voglia di giornalismo: «Ho cominciato a prendere appunti. Volevo raccontare la mia e le storie di quelli che erano con me».
Poi, di quel progetto, non ne ha fatto nulla, ma ormai la scintilla per la cronaca lo aveva investito.
Giornalista pubblicista dal 1 aprile 1949, fu tra i primi a lavorare al quotidiano “Il Giorno” di Gaetano Baldacci.
Aveva seguito degli studi tecnici, Rino Felappi, ma aveva anche una straordinaria vocazione per la cultura. E riusciva a intrecciare la precisione dell’ingegnere con la fantasia dello scrittore. I suoi testi erano puliti, semplici, quasi didascalici e tuttavia senza errori, né sbavature.
Per questo è stato scelto per dirigere “Il Nuovo Informatore” che aveva sede a Sesto San Giovanni ma che si occupava delle cronache dell’intero hinterland milanese. La tecnologia di allora, rispetto a quella di adesso, era rudimentale.
Le comunicazioni avvenivano lentamente e per un “pezzo” giornalistico occorreva trovarsi fisicamente sul posto.
Le grandi testate di Milano riuscivano a “coprire” la città. Perciò venivano lasciati spazi interessanti sui centri della cintura, ognuno dei quali poteva arrivare a 100 mila persone.
“L’informatore” era arrivato a sfiorare le 120 mila copie di tiratura.
A partire dagli anni Novanta, Rino Felappi è stato chiamato a svolgere ruoli importanti nell’Ordine dei giornalisti.
Prima in quello regionale della Lombardia e poi in quello nazionale. Nel 2005, quando la sede del consiglio era ancora in via Lungotevere de’ Cenci, è stato eletto presidente della Commissione Cultura, ruolo che ha svolto con l’impegno consueto.
Nel 2011, per due mandati, ha occupato il ruolo di presidente della Commissione disciplinare che, in secondo grado, esamina i procedimenti disciplinari a carico dei giornalisti.
Per questo il presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna, ha firmato un messaggio di cordoglio per la famiglia dedicando un pensiero ad “un valoroso sostenitore della causa dell’informazione” che ha dedicato parte del suo impegno alla categoria.
Aveva compiuto 96 anni, Rino Felappi, non era più un ragazzino, ma godeva di buona salute e partecipava ancora agli incontri con i colleghi. Il Coronavirus l’ha colpito qualche giorno fa e non gli ha lasciato scampo. All’ospedale, la moglie Livia, in condizioni definite “difficili”. (giornalistitalia.it)