PARIGI (Francia) – L’editore parigino Gallimard si autocensura e rinuncia a ristampare alcune opere di Louis-Ferdinand Céline, giudicate antisemite. Dopo una serie di tira e molla che hanno coinvolto anche l’Eliseo (contrario alla pubblicazione), è definitivamente cancellata l’iniziativa letteraria che prevedeva la stampa in un unico volume di tre opere di Céline: “Bagatelle per un massacro”, “La scuola dei cadaveri” e “La bella rogna”. I lavori avevano visto la luce, rispettivamente, nel 1937, 1938 e 1941 ed effettivamente contengono giudizi e riferimenti assai pregiudizievoli nei confronti del mondo ebraico, accusato di essere causa della rovina di Francia.
L’autorizzazione alla ristampa era venuta dalla moglie dello scrittore – Lucette – che, a 105 anni compiuti, “deve affrontare significative spese mediche” e, per ragioni economiche, aveva caldeggiato l’iniziativa.
L’edizione in programma, tuttavia, sarebbe stata corredata da un convincente apparato critico e da un’introduzione che avrebbe messo in guardia dalle tesi più oltranziste e contestualizzato gli scritti nel tempo in cui erano stati concepiti.
L’editore conviene che “quei pamphlet appartengono alla storia dell’antisemitismo più infame ma condannarli alla censura è un ostacolo alla piena messa in luce delle loro radici e del loro portato ideologico”.
Niente da fare. Il clima culturale si era fatto così incandescente da consigliare uno stop probabilmente definitivo. Vittoria del politically correct. Céline, in realtà, si chiamava Louis-Ferdinand Auguste Destouches ma, per firmare i suoi lavori di pubblicista e sceneggiatore teatrale, aveva scelto uno pseudonimo, prendendo in prestito il nome della nonna materna.
Nella sua famiglia, Il vero antisemita (e antimassone) era il padre che viveva un senso di frustrazione dopo la sconfitta della Francia, a opera dei prussiani, al punto da covare (come la maggior parte dei connazionali) un insopprimibile desiderio di rivincita. Ovvio che, crescendo in quel clima politico e cultura, Céline si sia arruolato volontario nella prima guerra mondiale che avrebbe dovuto consentire di riprendersi Alsazia e Lorena, prede della guerra dal 1870 e, da allora, governata dai prussiani. Arruolato fra i corazzieri a cavallo aveva avuto modo di farsi apprezzare per intraprendenza al punto da meritarsi medaglie, encomi, una fucilata alla spalla e una pallottola in testa.
I nemici della prima guerra mondiale sono diventati amici nella seconda. Céline non ha avuto difficoltà a manifestare le proprie simpatie per il nazionalsocialismo anche se, formalmente, non ha mai aderito al programma di Hitler né organico alla repubblica di Vichy con il governo fantoccio filo-berlinese. I suoi biografi, più che fascista, l’hanno definito un anarco-nazionalista.
In campo letterario è considerato un esponente autorevole delle correnti culturali del modernismo e dell’espressionismo. Certo, uno degli scrittori più influenti del XX secolo. La sua opera più famosa – “Viaggio al termine della notte” – si propone di esplorare la natura umana e le sue miserie quotidiane. Un percorso cupo e, a tratti, violento.
Le sue opere sono state caratterizzate da uno stile che ha potuto mescolare linguaggi crudi e linguaggi eruditi, espressioni rozze della parlata popolare e raffinate analisi sintattiche. Nel panorama letterario francese, è stato considerato un innovatore capace di destreggiarsi fra superlativi, iperboli, ellissi, citazioni filosofiche e umorismo nero. (giornalistitalia.it)
Riccardo Del Boca