ROMA – «Il buon giornalismo è la ricetta migliore per contrastare le fake news. Poi, naturalmente, servono anche aspetti più tecnici, ma credo che ci sia un grande spazio per il buon giornalismo, per riaffermare il primato di una informazione responsabile e indipendente, che controlli le fonti».
Lo ha detto il presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, a margine della presentazione della relazione annuale alla Camera dei deputati.
«Quando cresce il buon giornalismo – ha poi sottolineato Soro – l’uso dei social diventa più civile».
«OCCORRE UN USO PIU’ CONSAPEVOLE DEL WEB»
«Come cittadini – ha sottolineato il garante per la privacy – dobbiamo tutti farci carico di accrescere il livello di consapevolezza dei nuovi confini della libertà che esistono nella società digitale e dei rischi che corriamo. Dobbiamo insomma conoscere l’architettura nella quale viviamo buona parte del nostro tempo quando siamo connessi».
Soro ha quindi aggiunto: «Pretenderemo da parte dei nostri interlocutori, che siano imprese o P.a., una protezione robusta dei dati che a loro affidiamo. In tal senso, un sistema generale di protezione può servire a vivere gli sviluppi delle tecnologie e di vivere l’innovazione con maggiore sicurezza personale», ha concluso Soro. (agi)
«IL CASO CAMBRIDGE ANALYTICA, PUNTA DI UN ICEBERG BEN PIÙ ESTESO»
Il caso recente di Cambridge Analitica è “la punta di un iceberg sicuramente ben più esteso” che “ha reso evidenti le implicazioni di ordine politico e ordinamentale della nuova geografia dei poteri delineata dal digitale”.
A rilevarlo è stato, ancora una volta, il garante per la privacy, Antonello Soro, nel suo intervento alla presentazione della Relazione annuale al Parlamento.
«I primi accertamenti condotti, in cooperazione con le altre Autorità, sul caso Cambridge Analytica-Facebook, hanno messo in luce le implicazioni, spesso sottovalutate, del sistema di gestione delle inserzioni sulle grandi piattaforme del web – ricorda Soro –. Esso determina, infatti, un flusso di dati degli utenti verso innumerevoli “terze parti” poco trasparente e, nella maggior parte dei casi, del tutto ignorato dagli interessati. È, questa, una frontiera aperta su cui le Autorità di protezione dati interverranno, presumibilmente a lungo – assicura il garante – avvalendosi dei nuovi strumenti loro riconosciuti dal Regolamento generale e dal Regolamento e-privacy». (adnkronos)