PALERMO – «E certo… non per cosa… però certo due colpi di mazzuolo gli avrei dato! … Due colpi di legno glieli avrei dato! Tanto che mi può fare? Che ci possono fare? … Due colpi di legno! Ma per l’azione! Non è perché siete venuti, avete fatto … ma tu casomai … e scrive per la Repubblica».
Il boss Benedetto Gabriele Militello, uno degli arrestati all’alba di ieri, minacciava propositi di vendetta contro il giornalista di Repubblica Salvo Palazzolo che il giorno prima era andato nel negozio del boss Francesco Inzerillo, con tanto di telecamera, per chiedergli del perché dei suoi incontri con l’anziano della Cupola Settimo Mineo, come emergeva dalle carte dell’operazione Cupola 2.0 di inizio dicembre 2018.
Il 6 dicembre, alle 21,10, la squadra mobile ha intercettato questa conversazione di Militello con Tommaso Inzerillo, i due commentavano il video uscito su Repubblica.it: Francesco Inzerillo, il fratello di Salvatore, il capomafia ucciso nel 1981, aveva negato di conoscere il boss Mineo, ma mentiva, ora l’operazione della squadra mobile svela che l’anziano della Cupola era andato a Passo di Rigano perché chiedere agli Inzerillo di fare parte della commissione provinciale di Cosa nostra.
«Non so nulla», aveva detto Inzerillo al giornalista, che però aveva continuato a incalzarlo con le domande. E Militello lo considerava uno sgarbo. Per questo diceva: «Due colpi di mazzuolo gli avrei dato! … due colpi di legno glieli avrei dato! Tanto che mi può fare? Che ci possono fare? … due colpi di legno! Ma per l’azione!».
I boss commentavano pure un altro video di Palazzolo che quel giorno era andato nel quartiere dove Mineo gestiva una gioielleria: «Ma lei che cosa ne pensa del signor Settimo Mineo? – Militello ripeteva le domande di Palazzolo – Che cosa ne penso? Che crasto che sei!». (adnkronos)
PALAZZOLO: «GLI INZERILLO SI RASSEGNINO. CONTINUERÒ AD INDAGARE SUL LORO TESORO»
«Al clan Inzerillo – scrive lo stesso Palazzolo su Facebook – non sono piaciute le domande che ho fatto a Passo di Rigano, nel cuore del loro regno. Leggo nel provvedimento della procura che avrebbero voluto darmi due colpi di mazzuolo. Leggo pure che mi considerano “un crasto”. Si rassegnino. I cronisti di Palermo, sono davvero tanti, continueranno a fare le loro domande. Una soprattutto: dov’è nascosto il tesoro degli Inzerillo?».
GIULIO FRANCESE (ODG): «DOPO 27 ANNI LA MAFIA È ANCORA VIVA E PERICOLOSA»
«Il nuovo blitz contro gli Inzerillo, due giorni prima dell’anniversario della strage di via D’Amelio. Un plauso alle forze dell’ordine ma anche l’amara constatazione che dopo 27 anni la mafia è ancora viva e pericolosa». Parole, appunto, amare quelle di Giulio Francese, figlio di Mario e presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sicilia, che affida alla sua pagina Facebook le sue considerazioni dopo le nuove minacce dei boss al collega Salvo Palazzolo.
Mafia che «guarda come una provocazione – scrive Francese – le domande di un giornalista scrupoloso che quelle domande deve fare per rispetto del proprio lavoro e del diritto dei cittadini di essere correttamente informati. Uno che le domande scomode le ha sempre poste e continua a farlo, è Salvo Palazzolo, di Repubblica. Agli Inzerillo, gli “scappati” di un tempo, e al loro ritorno ha dedicato diverse inchieste. Il blitz di ieri conferma la bontà delle sue intuizioni. Ai boss i suoi articoli davano fastidio, il suo andare nei loro territori e chiedere di Tommaso Inzerillo o di Settimo Mineo, all’indomani del blitz Cupola 2.0, viene visto come azione provocatoria. E come emerge dalle intercettazioni, c’era chi voleva dargli due colpi di mazzuolo per avere osato tanto».
«Ma Salvo – scrive, ancora, Francese – non ha fatto altro che il proprio lavoro e se dà tanto fastidio è perché lo ha fatto bene. Salvo, lo dice la sua storia, lo dice la sua vita sotto scorta, non è uno che si lascia intimidire ma è bene ricordare che fare il giornalista in Sicilia non è semplice e farlo bene è rischioso. A Salvo la mia affettuosa solidarietà, quella dell’Ordine dei giornalisti che rappresento e spero l’abbraccio affettuoso di tanta gente che a questa terra vuole bene e che la sogna libera dalla mafia».
IL CDR E LA DIREZIONE DI REPUBBLICA: «TUTTI AL FIANCO DI PALAZZOLO»
«La direzione di Repubblica esprime solidarietà a Salvo Palazzolo, – spiega la direzione del quotidiano – ancora una volta minacciato da Cosa Nostra per la professionalità e il coraggio con cui svolge il suo lavoro. Siamo convinti che le istituzioni faranno di tutto per garantire la sua sicurezza».
Inoltre, «il Cdr e tutti i giornalisti di Repubblica sono e saranno sempre al fianco di Salvo Palazzolo, il nostro collega fatto nuovamente oggetto di inaccettabili minacce mafiose per il suo scrupoloso, documentato e puntuale lavoro di cronista. A Salvo va tutta la nostra solidarietà, accompagnata dalla richiesta di individuare e punire gli autori di queste intimidazioni. Ai lettori, – chiosano i giornalisti – cosegniamo la certezza che Repubblica e i suoi cronisti non si fermeranno e continueranno a raccontare quello che accade senza timori né censure».
IL SINDACATO GIORNALISTI: «CERTI CHE SALVO NON SI FARA’ INTIMIDIRE»
La Federazione nazionale della Stampa italiana e l’Associazione Siciliana della Stampa esprimono solidarietà al giornalista di Repubblica Salvo Palazzolo, finito ancora una volta nel mirino della mafia per aver “infastidito” un boss con le sue domande.
«Siamo certi che Palazzolo non si lascerà intimidire dalle nuove minacce e che continuerà con coraggio e dedizione a indagare sul malaffare che deturpa Palermo e la Sicilia. Così come siamo certi che autorità e forze dell’ordine faranno tutto ciò che è necessario per garantire al collega di svolgere in sicurezza il suo lavoro al servizio dei cittadini e del loro diritto a essere informati», affermano Fnsi e Assostampa Siciliana. (giornalistitalia.it)