ROMA – Sta circolando in queste ore un documento, sottoscritto da una «rappresentanza di candidate e candidati al concorso per 90 professionisti da impiegare nelle redazioni delle testate regionali e delle Province autonome» (riguardo alla nuova selezione pubblica di giornalisti promossa dalla Rai lo scorso anno) in relazione all’emendamento al “dl Rilancio” presentato dal deputato del Pd Marco Lacarra e sottoscritto anche da ulteriori parlamentari di altre forze politiche. In sostanza, nel testo si asserisce che «le precedenti graduatorie sono decadute» e che «prorogarle sarebbe ingiusto».
Le cose non stanno affatto così, come vedremo. Ma sfortunatamente in alcune sedi questa nota, che si distingue per gravi imprecisioni, è stata pubblicata senza una riga di commento e senza proporre la voce dei controinteressati, da cinque anni ormai riuniti nel “Comitato idonei concorso Rai 2015”. Atto che, indipendentemente dal merito della vicenda specifica, pare contraddire le stesse regole-base del giornalismo: specialmente a fronte di episodi non pacifici urgerebbe un’esposizione corretta ed esaustiva dei fatti, compiuta proponendo le diverse voci di tutte le parti interessate.
Ma esaminiamo meglio la questione.
Innanzitutto, cosa statuisce l’emendamento 195.05? «Dopo l’articolo 195, inserire il seguente: “Art. 195-bis. 1. Al fine di agevolare il processo di risparmio a medio-lungo termine previsto dalle disposizioni di cui all’articolo 1, comma 1096, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, i costi relativi all’utilizzo, da parte della RAI-Radiotelevisione italiana SpA, delle graduatorie di cui al predetto comma 1096 per la prioritaria immissione in organico di personale giornalistico risultato idoneo fino al relativo esaurimento, sono finanziati attingendo al contributo di cui all’art. 1 comma 101 della legge 30 dicembre 2018, n. 145».
Questo il testo, che richiama la legge di Bilancio dello Stato 2018. Se incastonato nel “dl Rilancio”, l’emendamento sancirebbe che il denaro finalizzato all’assunzione dei giornalisti professionisti proclamati idonei nella graduatoria relativa al concorso Rai 2015 e non ancòra assorbiti dall’emittente radiotelevisiva pubblica è quello assegnato alla Rai dalla legge di bilancio 2019 per esigenze connesse alla trasformazione digitale e all’attuazione del contratto di servizio con il Mise.
Si richiama cioè la circostanza che i soldi per assumere i giornalisti idonei al concorso 2015 il cui impiego in Rai si renda necessario in base al combinato disposto di carenze d’organico e carichi di lavoro ci sono già, e nello specifico sono i 40 milioni di euro per il 2019, più altri 40 per il 2020, stanziati a favore della Rai, ma non ancòra realmente erogati proprio perché il Mise (Ministero dello Sviluppo economico) chiede che l’azienda indichi il modo in cui li utilizzerebbe, visto che si tratta di una dotazione straordinaria. Nel caso dello scorrimento della graduatoria 2015, le finalità sono chiare. E nel contratto di servizio Rai-Mise pubblicato nel marzo 2018 si faceva riferimento anche all’assunzione prioritaria degli idonei Rai 2013 e 2015.
Nessun maggior esborso
Soprattutto, non è vero che «le precedenti graduatorie sono decadute»: la graduatoria del concorso Rai 2015 (come pure quella relativa al concorso Rai 2013, che proprio grazie a quanto indicato dalla legge di bilancio 2018 la Rai, all’inizio dello scorso anno, ha fatto scorrere fino all’esaurimento) è assolutamente valida e attuale.
Non ci riferiamo a qualche commento da bar, tantomeno a una mera opinione espressa dal Comitato, bensì a quanto sancito dapprima con due sentenze del 15 luglio 2019 della III Sezione del Tar del Lazio e successivamente con decreto urgente del giudice monocratico del Tribunale civile di Roma del 12 dicembre 2019 confermato dal collegio del reclamo il 4 marzo scorso della Sezione II Lavoro del Tribunale civile di Roma, che puntualizzano come senza alcun dubbio la Rai possa attingere alla graduatoria 2015 «anche oltre il suo termine di validità triennale».
A ogni buon conto, stiamo parlando di un’azienda radiotelevisiva pubblica, soggetta al controllo della Corte dei Conti, un’azienda quindi nella quale sarebbe ovvio dover rispettare i dettami della meritocrazia e dover entrare in via esclusiva per concorso pubblico, e alla quale invece la gran parte del personale – giornalisti inclusi – ha avuto accesso senza aver mai superato alcun concorso. Già il solo fatto di riferirci ad assunzioni che invece rivestano tale requisito pare meritevole di qualche positiva considerazione.
D’altra parte, la progressiva assunzione degli idonei al concorso Rai 2015 – secondo le esigenze manifestate dall’azienda, che già ha messo nero su bianco la necessità d’avvalersi di almeno 90 nuove risorse giornalistiche – vanterebbe invece alcuni requisiti addizionali importanti. Per esempio, consentirebbe alla tv di Stato d’abbassare l’età media del proprio organico giornalistico, e soprattutto di tagliarne drasticamente il costo medio, in ossequio ai princìpi della razionalizzazione.
Sempre i princìpi del contenimento della spesa pubblica informano, tra l’altro, l’opportunità di utilizzare la graduatoria del concorso Rai 2015 (che, come s’è visto, è perfettamente valida e attuale) e d’effettuare tutte le assunzioni che si rendano via via necessarie “per scorrimento” della graduatoria – e cioè attingendo all’elenco dei concorrenti dichiarati idonei – anziché procedendo a un nuovo concorso, che ovviamente implicherebbe nuovi esborsi di denaro pubblico, peraltro inutili rispetto alle finalità meritocratiche e d’efficientamento anche quantitativo della “macchina” giornalistica Rai.
È peraltro assai difficile condividere un certo strabismo, che farebbe vedere chissà quali nequizie nell’assunzione progressiva di giornalisti professionisti risultati idonei a uno specifico concorso, che li ha visti superare con esito positivo una decina di prove diverse complessivamente, e invece darebbe per positivo o quantomeno “non degno di rilievo” il recruitment di 250 precari che svolgono attività giornalistica nei programmi informativi della Rai.
Eppure, non si può dire che questi colleghi – al di là della loro professionalità, che non è certo in discussione – abbiano maturato alcun diritto a essere assorbiti dalla Rai per il sol fatto di avervi prestato servizio a vario titolo. Tanto più che (come già segnalato in sede di Commissione di Vigilanza) alcuni dei precari non verrebbero stabilizzati, mentre verrebbero contrattualizzati dalla Rai giornalisti che vantano in atto rapporti professionali con aziende esterne.
L’auspicio è dunque che si recuperi equilibrio, consentendo alla Rai di colmare i propri vuoti d’organico e squilibri nei carichi di lavoro attingendo, per tutte le proprie necessità in materia di personale giornalistico, proprio alla graduatoria relativa al concorso 2015 “per scorrimento” di modo che solo dopo l’esaurimento della predetta graduatoria, in caso di ulteriori necessità, la tv di Stato proceda a un concorso che in caso contrario lascerebbe molto a desiderare nei suoi presupposti in termini meritocratici e di spesa. (giornalistitalia.it)
Mario Meliadò
Comitato idonei concorso Rai 2015