ROMA – Inutilmente da martedì 9 giugno l’Ordine dei giornalisti sta cercando di spiegare ai vertici della Rai che il problema non è il concorso, scelta che si tenta di accreditare come meritoria mentre dovrebbe essere considerata normale se non ci si vuole limitare a parlare e a non praticare la trasparenza.
La Rai, sorda a qualsiasi argomentazione ripetutamente illustrata ad uno dei suoi massimi dirigenti, finge di non capire che non si contesta il concorso e neanche la doverosa gara di appalto per la sede della prova, ma la superficialità nel non prevedere in un bando di selezione condizioni capaci di garantire una accessibilità non problematica alla sede dell’esame.
L’atteggiamento dei vertici Rai somiglia molto alla più celebre delle frasi del Marchese del Grillo che nella finzione cinematografica può risultare divertente, ma che nella vita reale comporta costi inaccettabili e non compatibili con il rispetto interpersonale.
Nella nota diffusa da viale Mazzini si afferma che c’è stato un contatto con l’Ordine prima di mettere a punto il bando di selezione. È vero. L’Ordine, assieme all’Usigrai, chiese che il termine fosse spostato fino alla conclusione della 116ª sessione d’esame che era in corso nell’aprile 2014. Questa fu la sola richiesta, unitamente a garanzie, appunto, di trasparenza assoluta. Eccole le “specifiche richieste” dell’Odg. È contrario al vero che l’Ordine, come si cerca di lasciare intendere, abbia manifestato una piena condivisione del bando. Ci sono dichiarazioni con data certa che possono documentare il dissenso su alcuni aspetti non marginali.
È altrettanto incontestabile che in questi 13 mesi è stato vano ogni tentativo di acquisire notizie fino a quando il 9 giugno, con un effetto Carramba, la Rai ha spedito le sue convocazioni dimostrando, con gli errori documentabili e già documentati, che in 13 mesi non è stata fatta alcuna istruttoria sulle 4.982 domande presentate. Una faticosa media di 12 valutazioni al giorno!
Il risultato è che hanno ricevuto la convocazione giornalisti pubblicisti, esclusi dal bando di selezione, e giornalisti in pensione, almeno in un caso.
L’Odg, alle 18.32 del 9 giugno nel corso di una conversazione durata 11 minuti, si è dichiarato pronto a ribadire pubblicamente l’apprezzamento per la scelta del concorso per la selezione di 100 giornalisti: uno spiraglio di luce in uno dei momenti più bui per l’ooccupazione.
L’affermazione che Bastia Umbra sia, però, il centro del mondo rischia di aprire un conflitto nella regione perché questo ruolo è storicamente rivendicato da Foligno e più esattamente dal birillo centrale del biliardo che si trova in un bar della città.
L’aver ignorato o non valutato i problemi che la scelte della sede avrebbe comportato dimostra una assoluta mancanza di sensibilità non solo nei confronti di chi dovrà arrivare da Alcamo, ad esempio, e di rispetto per tutti, nessuno escluso, i 4.982 colleghi.
Con i loro stipendi i vertici della Rai non avrebbero certamente problemi a trovare una sistemazione alberghiera. Non avrebbero difficoltà alcuna ad affrontare i costi di alcuni hotel della zona che martedì, nel giro di tre ore, hanno più che raddoppiato i prezzi. Chiunque ricorrendo ad un semplice motore di ricerca può verificare costi e reale ricettività alberghiera, senza fermarsi ai numeri che dà il comunicato Rai.
Con le loro auto blu o di altro colore non avranno difficoltà a raggiungere Bastia Umbra. Ma chi viene da Trento, da Milano o da Palermo dovrà ricorrere a tre diversi mezzi di trasporto per raggiungere la sede dell’esame. A meno che non affronti il trasferimento con un’automobile (ammesso la abbia) facendosi carico di costi rilevanti per chi, i più, è costretto ad accettare retribuzioni vergognose. Il solo viaggio da Perugia a Bastia umbra costa, in treno e in seconda classe, 2,40: l’ammontare netto della retribuzione per un articolo.
I vertici Rai lo scopriranno leggendo questa nota. Su questi problemi terreni si sorvola, falsificando o cercando di immiserire le ragioni della protesta dell’Ordine.
L’Odg prende atto che i vertici della Rai considerano irrilevante tutto questo e reagiscono rabbiosamente dopo essere stati a lungo sordi ad ogni considerazione che non suonasse come un plauso entusiastico al loro agire.
Non rendersi conto dell’indignazione, questa sì autentica e non recitata in un comunicato, che queste scelte (anche la data ravvicinata) hanno provocato in migliaia di giornalisti delusi dimostra che i vertici della Rai vivono in un mondo tutto loro e non sono abituati non solo al dissenso rispetto alle loro scelte, ma neanche al confronto con chi ha idee diverse.
Non capire tutto questo dimostra una inquietante aridità che non merita ulteriore attenzione.
Enzo Iacopino
Presidente Consiglio nazionale Ordine dei giornalisti