TORINO – Un anno e mezzo è trascorso dal Congresso Fnsi di Chianciano. È giunto, quindi, il momento di introdurre un argomento che deve stare a cuore non solo ai pubblicisti, ma a tutta la categoria: chi scrive è orgogliosamente pubblicista, anche perchè proviene dalla scuola del pubblicista Ezio Ercole e di quei professionisti illuminati come Carlo Parisi.
Le cronache raccontano un Consiglio nazionale della Fnsi a Genova, con l’allora segretario generale Paolo Serventi Longhi, che ad un sussulto di orgoglio di alcuni consiglieri nazionali collaboratori rispose: “sono il sangue del nostro sangue”. Il sangue statico coagula e non circola bene: ebbene dobbiamo riprendere l’argomento pubbicisti-collaboratori.
Occorre far sì che la continua perdita di iscritti, specialmente nel settore collaboratori, si fermi e riparta un trend positivo. Certamente se i collaboratori vengono trattati come una sgangherata ultima ruota del carro sarà una dura impresa. Invece, se si ha coscienza che la Fnsi è formata realmente dalle due categorie, il rilancio dei collaboratori può anche essere da traino per l’intera federazione.
Dal congresso di Riccione si è stabilita, appunto, una nuova classificazione di iscritti: collaboratori sono i pubblicisti che “svolgono attività giornalistica in modo saltuario o comunque non prevalente, anche se iscritti ad un Ordine, Collegio o Associazione professionali”.
Orbene vogliamo attuare il dettato statutario e regolamentare, o meglio, vogliamo far sì che i collaboratori possano diventare interlocutori, non dico paritari, ma almeno “fiancheggiatori” di un progetto federativo? Non è questione di status né di posti. È l’ora che si dia conto a coloro che hanno avuto fiducia in noi, sia a livello locale che nazionale, di una azione che veda coinvolti i collaboratori, quelli veri, e cioè coloro che svolgono attività giornalistica non esclusiva.
Passiamo alla parte propositiva:
1) indire assemblee in ogni regione (almeno una per capoluogo di regione) ed invitare gli iscritti all’Ordine per illustrare la possibilità di iscriversi alla Fnsi in qualità di collaboratori;
2) Il punto 1 preferibilmente deve essere sviluppato di concerto con l’Ordine, ma se vi fossero difficoltà “ambientali” abbiamo la possibilità di invitare coloro che operano nel milieu giornalistico;
3) rapida ricognizione della situazione numerica e della collocazione dei professionali e collaboratori nei vari gruppi di specializzazione;
4) convegno nazionale sulla realtà dei giornalisti non esclusivi, aperti alla franca contestazione di coloro che vogliono cancellare i pubblicisti: lo si dica una volta per tutte e senza circonlocuzioni così potremo ragionare a carte scoperte e cercare nuove vie e nuove prospettive;
5) Operare invece nella direzione auspicata, coinvolgendo concretamente i collaboratori nel fermento e nella temperie sindacale, ma anche culturale dei giornalismi, con spirito di collaborazione reciproca;
6) In ogni caso uscire dall’indeterminatezza di un ruolo sino ad ora relegato ad un mandato risalente alla norma statutaria, ma senza sbocco concreto, riconducibile al noto aforisma “paga e taci”;
7) Ricostituire il gruppo “pubblicisti-collaboratori” (mai entrato in funzione) con l’obiettivo di rilanciare la figura del giornalista non professionale in sinergia con la Segreteria nazionale della Fnsi. (giornalistitalia.it)
Enrico Cocciulillo
componente Giunta Esecutiva Fnsi
Perfettamente d’accordo. Grazie per aver preso l’iniziativa.