Il presidente Paolo e il padre Francesco: “De Bortoli noi lo terremmo”

I Merloni dicono addio a Rcs

Paolo Merloni

MILANO – Addio dei Merloni a Rcs. “Avevamo deciso di non partecipare all’aumento di capitale e da quando mi sono dimesso dal Cda non ho seguito più le vicende del gruppo”, spiega Paolo Merloni, ad Hanoi con il padre Francesco per inaugurare uno stabilimento di Ariston Thermo.
“Non condividevo le modalità della ricapitalizzazione e avevo riserve sul piano”, così abbiamo “venduto sul mercato lo 0,51%” in portafoglio. E a proposito del direttore del Corriere della Sera dice: “Io De Bortoli lo terrei”.
Sulla stessa linea Francesco Merloni, ultimo presidente del patto di Via Solferino: “Ho sempre appoggiato De Bortoli. Era stabilito che finché c’era il patto sarebbe rimasto’”.
Quanto poi all’ipotesi di trattative per una buonuscita milionaria per il direttore del quotidiano l’ex ministro dei Lavori pubblici non si scompone: “E’ un periodo in cui le buonuscite sono viste con sospetto ma nelle aziende contano gli uomini”.
La chiacchierata ad Hanoi dà lo spunto al presidente onorario di Ariston Thermo per ripercorrere la storia dell’avventura del gruppo editoriale, la cui conclusione, almeno sotto il profilo economico, viene definita un “tasto doloroso”. Il bilancio per la holding di famiglia è stato infatti in perdita, sottolinea, mentre qualche soddisfazione lo ha dato sul fronte “degli onori”.
“Sono uscito come presidente del patto di sindacato anche se lo ero diventato per anzianità non per nomina. Sono rimasto pilotando il patto verso lo scioglimento perché mi sembra anacronistico”.
In Rcs, spiega, “mi ha portato dentro Bazoli, aveva bisogno di controbilanciare Ligresti ai tempi in cui c’era Berlusconi” e quanto ai rapporti con il marchigiano Diego Della Valle afferma che “sono amico di Della Valle ma lo tiravo sempre per la giacchetta”.
“Gli azionisti se vogliono possono andare d’accordo”, dichiara poi Francesco Merloni, convinto che quella nel gruppo editoriale “non era la gestione di un’azienda ma un centro di potere”.
La svolta, in negativo, è arrivata nel 2006 con l’uscita dell’a.d Vittorio Colao che “stava trattando l’acquisto di Recoletos carta contro carta e non cash” come invece è poi avvenuto. Merloni si dissocia anche dalle scelte più recenti: “Quella di fare un Cda di indipendenti è stata una svolta che abbiamo subito come azionisti ma Mediobanca e Fiat hanno preso il sopravvento e nominato tutto loro. Hanno tenuto in consiglio solo i due azionisti giovani, Carlo Pesenti e mio figlio Paolo, che si sono trovati male, non contavano e infatti si sono dimessi”. (Ansa)

I commenti sono chiusi.