ANKARA (Turchia) – I giornalisti turchi e internazionali sono solo l’ultima categoria ad apparire nella “lista personale dei traditori” stilata dal presidente Recep Tayyip Erdogan. Così Ozgur Korkmaz, editorialista del quotidiano Hurriyet, commenta i recenti attacchi di Erdogan alla stampa e in particolare a Can Dundar, direttore del quotidiano Cumhuriyet, per il quale è stato chiesto l’ergastolo per la pubblicazione di immagini su un carico di armi destinato ai ribelli siriani.
“Nel corso degli anni – dice Korkmaz in un’intervista ad Aki-Adnkronos International – molti media turchi sono saliti sul carro del vincitore, diventando alleati e sostenitori dell’Akp (il partito del presidente, ndr). Erdogan è uno che prende tutto molto sul personale, ecco perché tutti gli altri media e giornalisti sono diventati per lui traditori”.
Si tratta anche, secondo l’editorialista, di una questione di linguaggio. “Erdogan usa contro gli ‘altri’, cioè contro tutti quelli che la pensano in modo diverso dal suo, parole molto forti: terroristi, immorali, traditori, golpisti”.
Un linguaggio che, secondo Korkmak, ha dato i suoi frutti alle elezioni del 2011, quando gli avversari di Erdogan erano accusati di essere golpisti della rete “Ergenekon” e del presunto complotto “Martello”.
“Golpe è una sorta di parola magica per Erdogan – dice l’editorialista – se la usa, convince i cittadini che l’unica forza anti-golpe è l’Akp”.
E, in occasione delle elezioni, la lista dei nemici si è allungata. Ai terroristi, allo “stato parallelo”, alla “Pennsylvania” (termine che Erdogan usa per riferirsi all’imam Fethullah Gulen, che vive nello stato Usa, e alla sua potente setta Hizmet), alla “diaspora armena”, si sono aggiunti i media nazionali e i più grandi network stranieri, “tutti membri, secondo le parole di Erdogan, di una grande cospirazione internazionale contro la Turchia”, spiega Korkmak.
La verità, secondo l’editorialista, è che il presidente turco sta mostrando negli ultimi anni la sua vera faccia. “Quando l’Akp è salito al potere – spiega – appariva molto diverso. Si faceva promotore delle libertà, che in effetti in quel periodo erano molto limitate in Turchia, soprattutto sul piano religioso ed etnico. Ha quindi cominciato ad attuare riforme apprezzate all’interno e dalla comunità internazionale”, che ha cominciato a indicare Erdogan come un modello di coesistenza tra Islam e democrazia.
“Ma con il tempo – dice Korkmaz – è emerso che l’Akp e i suoi sostenitori vogliono le libertà solo per sé stessi, solo quelle libertà a cui sono interessati. Per loro, libertà è portare il velo islamico e andare in moschea. Così tutte le altre riforme promesse si sono arenate e il mito di Erdogan riformatore è crollato”. (Aki-Adnkronos)
Lo rivela l’editorialista di Hurryet dopo l’ergastolo chiesto dal premier per Can Dundar