ROMA – Oggi, domenica 30 aprile, l’Unità non sarà in edicola, “Non sarà ai gazebo dove il popolo del Partito Democratico sceglierà il nuovo segretario – denuncia l’assemblea delle redattrici e dei redattori de l’Unità – e non seguirà lo spoglio dei risultati delle primarie. Non ci sarà perché l’azienda ha messo in atto l’ennesima gravissima provocazione. Dopo aver convocato il Comitato di redazione per la presentazione del piano editoriale del nuovo direttore Marco Bucciantini che si proponeva di rilanciare il giornale, contenere i costi aziendali e avviare il sito Internet, l’azienda ha dato mandato ai propri rappresentanti legali di comunicare che il direttore non avrebbe dovuto partecipare all’incontro in quanto concluso il suo incarico”.
I legali hanno, inoltre, comunicato al cdr che a breve sarà nominato un nuovo direttore con pieni poteri che dovrà aderire al progetto dell’azienda che prevede un ingente numero di licenziamenti collettivi.
“Tutto questo – incalzano i giornalisti – nel giorno in cui l’amministratore delegato Guido Stefanelli ha comunicato l’intenzione dell’azienda di corrispondere alle lavoratrici e ai lavoratori una quota dello stipendio di aprile pari al 5% della retribuzione in seguito ad un pignoramento eseguito per conto di un creditore”.
L’assemblea dei redattori giudica “gravissimo, oltre che umiliante, il comportamento dell’azienda che, di fatto, scarica sugli stipendi dei lavoratori le proprie inefficienze e incapacità gestionali. Ma ancora più grave è che, alla luce delle comunicazioni di ieri l’altro, la proprietà abbia di fatto interrotto unilateralmente un confronto appena avviato con il cdr e con la Fnsi in vista della riduzione dei costi aziendali e del rilancio del quotidiano”.
“Le proposte del direttore Marco Bucciantini, che l’azienda ha rigettato in modo sprezzante, rappresentavano – spiega l’Assemblea dei giornalisti de l’Unità – il tentativo (l’unico mai fatto sino ad oggi dall’inizio di questa vertenza) di percorrere una strada che tenesse insieme il rilancio del prodotto, il contenimento dei costi e la salvaguardia del maggior numero possibile di posti di lavoro”.
Nel ringraziare Marco Bucciantini “per questo suo tentativo e per il coraggio con cui lo ha difeso”, i giornalisti de l’Unità si dicono “certi che nessun altro direttore si presterà, per la prima volta nella storia dei quotidiani italiani, ad avallare licenziamenti collettivi che non permetterebbero di accedere neanche agli ammortizzatori sociali”.
A giudizio dei giornalisti “il fatto che l’ad Guido Stefanelli abbia respinto senza appello o approfondimenti il piano editoriale significa una cosa soltanto: a questa proprietà non interessa il futuro del quotidiano, la sua qualità e la sua sopravvivenza. Unico interesse è quello di ridurre drasticamente il numero delle dipendenti e dei dipendenti de l’Unità, non già il costo del personale su cui si sarebbero potute comunque ottenere importanti economie (ma senza impatti devastanti sul corpo redazionale) attraverso gli interventi prospettati dal direttore”.
L’Assemblea ricorda che “l’azienda ha comunicato, infatti, l’intenzione di procedere al licenziamento di un numero di redattori vicino alle 20 unità a fronte di una redazione che, al momento, è composta da 28 unità. È evidente che mettere in atto questo piano aziendale significa segnare definitivamente il destino di questo giornale relegandolo, nella migliore delle ipotesi, ad un ruolo marginale e ad una sopravvivenza di corto respiro”.
Per questo motivo – spiegano i giornalisti – ieri nessun redattore ha firmato il giornale e oggi l’Unità non sarà in edicola “in uno dei giorni più importanti della vita politica italiana. Questa azienda, purtroppo, ha dimostrato di non avere interesse alcuno per il prodotto e ha deciso di continuare sulla strada delle minacce, dei ricatti e delle umiliazioni dei lavoratori. Per noi – concludono i giornalisti de l’Unità – è arrivato il momento di dire basta e ricordare all’amministratore delegato Guido Stefanelli e all’editore Massimo Pessina che per tutelare i diritti calpestati esistono i luoghi deputati. In primis i tribunali”. (giornalistitalia.it)
La Fnsi: «Editore irresponsabile»
«Gli editori dell’Unità hanno superato ogni limite. L’atteggiamento assunto nei confronti della redazione, alla quale va ribadito il sostegno della Fnsi, è inaccettabile e la decisione dei giornalisti di scioperare rappresenta l’unica reazione possibile all’arroganza della proprietà». È quanto afferma il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso.
«Ormai – sottolinea Lorusso – non passa giorno senza che vengano annunciate misure pesanti contro la redazione, senza però assumersi la responsabilità di presentare alle rappresentanze sindacali i piani secondo le procedure previste dalla legge e dal contratto nazionale di lavoro. L’azienda torni sui propri passi se ha a cuore il giornale fondato da Antonio Gramsci e se vuole evitare derive che non farebbero onore alla storia e alla tradizione dell’Unità, di cui dovrà assumersi tutte le responsabilità». (giornalistitalia.it)
Piesse: “Una presa posizione che non aiuta”
ROMA – “Respingiamo e rigettiamo la decisione presa dall’Assemblea dei giornalisti de l’Unità. Si tratta dell’ennesima presa di posizione che non aiuta la delicata fase di ristrutturazione e rilancio del giornale”. La Piesse, socio editore dell’Unità afferma, infatti, che “quanto dichiarato nella nota è peraltro impreciso e fuorviante, in particolare quando si omette di indicare che il mancato pagamento degli stipendi, di questo mese, è legato esclusivamente alle pregiudizievoli azioni legali (che verranno debitamente contrastate) intraprese da due ex giornalisti della vecchia Unità in danno della nuova proprietà. Nessun direttore è, invece, stato licenziato. Continueremo, nonostante le contingenti difficoltà e criticità, nel tentativo di salvare questo glorioso giornale”.