MILANO – Dieci detenuti del carcere di Opera (Milano) hanno visitato ieri il Padiglione della Santa Sede e l’Edicola Caritas. “È come se si fosse avverato un sogno, mai avrei immaginato di vedere Expo”: è stato il commento di Giuseppe Carnovale, che nei trent’anni passati in carcere (uscirà il prossimo anno), non solo ha imparato a leggere, ma è diventato scrittore: le sue poesie sono state pubblicate e premiate. Giuseppe di Matteo, che in cella scrive fiabe per bambini, ha affermato: “Sono rimasto colpito dal vociare delle persone. È un suono che dietro le sbarre si dimentica”.
Oltre ai detenuti, la delegazione era composta dalla responsabile del corso di scrittura e lettura “Leggere libera-mente”, Barbara Rossi, dal direttore del giornale “In corso d’Opera”, Renzo Magosso, dalla giornalista Daniela Bianchini, dalla psicologa Paola Maffeis e dagli agenti della scorta.
“Sono stato impressionato dal sorriso dei visitatori”, ha sottolineato invece Erjugen Meta, che nel laboratorio di falegnameria della casa di reclusione ha raffinato una tecnica tramandatagli dalla famiglia in Albania, quella di costruire liuti.
A guidare la visita dei detenuti ai due padiglioni espressione della Chiesa in Expo è stato il vicecommissario del padiglione della Santa Sede e vicedirettore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti, che ha dichiarato: “Come ci ha esortato a fare il Papa, abbiamo cercato in questi sei mesi di portare dentro Expo la voce degli esclusi. I loro volti e le loro ragioni sono state rappresentate nel padiglione della Santa Sede, nell’Edicola Caritas, nel programma di eventi e incontri che abbiamo organizzato lungo il semestre”.
Barbara Rossi ha aggiunto: “Questo appuntamento è una grande opportunità di incontro e confronto sul potere della lettura e della scrittura. La nostra esperienza con le persone detenute dimostra che il gesto di scrivere e leggere è prezioso cibo per la mente, fondamentale per scoprire e riscoprire se stessi e gli altri. Tutto ciò consente alle persone detenute di attraversare un contesto difficile come il carcere ed uscirne migliori”. (AgenSir)
“Una grande opportunità di confronto sul potere della lettura e della scrittura”