ROMA – Nelle testate giornalistiche della Rai “tante persone fanno le stesse cose, anche con duplicazioni produttive che moltiplicano i costi”. Lo ha detto il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, nel discorso introduttivo che ha aperto la sua audizione davanti alla commissione di Vigilanza sul riposizionamento dell’offerta informativa della Rai nel mercato digitale.
“L’attuale assetto informativo della Rai – ha sottolineato il direttore generale – di fatto è nato il 15 settembre 1979. Sono 35 anni che è così mentre tutto quello che è intorno è cambiato notevolmente”. Per Gubitosi si tratta di un sistema figlio “di un’idea di pluralismo come sommatoria di declinazioni politiche diverse”.
Gubitosi ha ricordato che in una delle prime visite a Saxa Rubra dopo l’insediamento al vertice Rai, insieme alla presidente Anna Maria Tarantola, notarono subito “da un lato il grave ritardo tecnologico e dall’altro la sensazione che molte attività si ripetessero in palazzine fisicamente molto vicine e solo organizzativamente lontane”.
Il nuovo piano di riforma delle news pubbliche, denominato 15 dicembre, servirà nelle intenzioni del vertice Rai “ad evitare duplicazioni editoriali che portano disorganizzazione e in taluni casi sprechi” mentre “le stesse risorse potrebbero essere utilizzate per offrire un racconto informativo più ampio, deplicato in maniera più varia e più adatta ai nativi digitali”.
“Il nuovo progetto – ha aggiunto Gubitosi – ci aiuterà ad ottimizzare. Non si tratta di un piano di puro risparmio: l’efficenza economica andrà di pari passo con l’ottimizzazione delle risorse umane, riducendo appalti e contratti esterni. Attualmente abbiamo una macchina inutilmente complessa che moltiplica i costi. A molti di voi sarà capitato di trovarsi di fronte tre troupe della Rai a raccogliere le medesime dichiarazioni per tre diverse testate. Questo non dovrà accadere più. Eviteremo sovrapposizioni ma l’utente continuerà a trovarsi di fronte le diverse testate”. (Adnkronos)
“Sprechi: sistema figlio di idea di pluralismo come sommatoria di posizioni politiche”