CATANZARO – Il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, tra i massimi esperti di ’ndrangheta, occupandosene ormai da molti anni anche per la sua precedente esperienza di procuratore aggiunto di Reggio Calabria, ed il giornalista e docente universitario Antonio Nicaso, storico delle organizzazioni criminali, anche lui grande esperto della materia, hanno scritto un nuovo libro in cui analizzano l’evoluzione della criminalità organizzata calabrese, considerata ormai la più pericolosa e diffusa a livello mondiale. Il titolo del volume, che analizza i più recenti passaggi evolutivi della ’ndrangheta, è “La rete degli invisibili. La ’ndrangheta nell’era digitale: meno sangue, più trame sommerse” (Mondadori, pagine 204, euro 18).
«Anche nel sordido mondo della criminalità e dell’illegalità – si ricorda nel libro – la sopravvivenza è regolata dalla legge darwiniana dell’evoluzione e dell’adattamento all’ambiente, come dimostra la storia della ‘ndrangheta che, proprio in virtù della sua straordinaria capacità mimetica, è diventata una delle organizzazioni mafiose più ricche e potenti del pianeta».
Ma come sono fatti gli ’ndranghetisti del terzo millennio? Come vivono? Come si vestono? Come gestiscono i loro affari? Come si riconoscono?
Continuando nel loro infaticabile quanto meritorio tentativo di indagare una realtà criminale sommersa e misteriosa e di dare un volto agli “invisibili”, Nicola Gratteri e Antonio Nicaso analizzano la ’ndrangheta 2.0, sempre più collusiva e sempre meno violenta, e i suoi rapporti con i centri di potere economico, politico e finanziario, con la massoneria deviata, il web sommerso ed i social network. Ne descrivono i boss, inclini al basso profilo e ostili ai gesti eclatanti e alle clamorose dimostrazioni di forza, ma attivamente impegnati nello spietato governo del territorio, nella corruzione e nell’infiltrazione delle istituzioni e dell’economia legale e nel soddisfare la “domanda di mafia” legata alla globalizzazione e alla creazione di un unico mercato mondiale in cui imprenditori e operatori economici, in Italia e all’estero, chiedono alla criminalità beni e servizi necessari per abbattere i costi di produzione, elevare i margini di profitto e acquisire competitività”.
Ma l’analisi di Gratteri e Nicaso si sofferma anche su altri aspetti che hanno riguardato di recente la ’ndrangheta, tra cui quella che lascia intravedere le prime crepe nel secolare e apparentemente inscalfibile muro di omertà dell’organizzazione: ci sono alcuni rampolli di famiglie mafiose che decidono, o convincono i padri a farlo, a collaborare con la giustizia. Ci sono poi mogli e figlie di boss che si ribellano ed affiliati che non hanno più paura di esibire pubblicamente la loro omosessualità, tema che un tempo era un tabù.
«Quella contro la ’ndrangheta – concludono gli autori de “La rete degli invisibili” – è una battaglia che è possibile vincere, ponendo mano ai Codici, nella speranza di trovare una forte convergenza politica su una battaglia di civiltà, quella contro mafie e corruzione, due mali endemici che costituiscono una zavorra e una gravissima minaccia sul presente e sul futuro del nostro Paese». (ansa)