ROMA – A Palazzo Madama solenne cerimonia di consegna del “Premio per la Legalità contro tutte le mafie” al Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri. Al Senato gli è stata, infatti, conferita la Medaglia d’oro donata dal presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico, per i “suoi alti meriti nella lotta alle mafie”. Prima di lui, lo scorso anno, questo Premio era andato al procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho.
Alla manifestazione di Palazzo Madama erano presenti anche tre diversi ambasciatori del mondo arabo, che hanno salutato il procuratore Gratteri con tutti gli onori previsti dal cerimoniale diplomatico dei loro rispettivi Paesi.
Partiamo dalla motivazione del Premio, letta in Sala Zuccari dal presidente del “Premio Tulliola Renato Filippelli” Carmen Moscariello: «Al Procuratore Nicola Gratteri, e al suo coraggio, per il suo operato caratterizzato dalla speranza, dalla determinazione, dalla certezza di vincere la ’ndrangheta e tutte le mafie. Grazie al suo coraggio immenso nel mai temere la morte. Il suo essere – oltre che magistrato di altissimo valore – anche scrittore e amante della buona cultura, l’essere chiaro e preciso analista di fatti inerenti alla malavita organizzata, non ultimo, il suo amore incondizionato per i giovani».
Il “Premio della Legalità contro tutte le Mafie a Nicola Gratteri – ha spiegato ancora Carmen Moscariello – è «il riconoscimento scontato ad uno dei magistrati italiani oggi più raccontati e più seguiti dalla stampa di tutto il mondo. Magistrato icona della giustizia e simbolo più autentico della magistratura più sana di questo nostro Paese. Un uomo al di sopra di tutto e di tutti, che ogni giorno mette a rischio la sua vita per una missione in cui non ha mai smesso di credere, neanche quando qualcuno ha provato a far del male a suo figlio».
Probabilmente lui non se lo aspettava, ma il procuratore Nicola Gratteri a Palazzo Madama è stato ricevuto e premiato con tutti gli onori possibili che la sua storia personale e il suo ruolo meritano. Pubblico delle grandi occasioni in sala, per giunta una location che lo aveva già visto, nei mesi e negli anni passati, decine di altre volte protagonista di primissimo piano di dibattiti e manifestazioni istituzionali di alto livello sociale.
La sua premiazione, ricordiamo, arriva all’indomani dell’uscita del suo nuovo libro “Complici e colpevoli” (Mondadori Editore), saggio che ha già sollevato interrogativi pesanti in tutto il Paese per via del racconto a tratti sconcertante che Nicola Gratteri fa dell’assalto della ’ndrangheta alle Regioni del Nord. Per anni si era pensato che la mafia calabrese si muovesse solo al Sud, e invece Nicola Gratteri nella sua analisi lucida e documentatissima dimostra come è tutto falso.
«La ndrangheta di fatto governa anche al Nord, Piemonte, Lombardia, Veneto, Valle d’Aosta Emila Romagna e Trentino. E mentre polizia e carabinieri davano la caccia al Sud a piccoli gregari, al Nord invece cresceva indisturbata una nuova classe dirigente di ’Ndrangheta che alla fine ha determinato condizionato e influenzato elezioni politiche di tutti i livelli».
C’è questo e molto altro ancora nel nuovo libro del Procuratore Capo della Repubblica di Catanzaro, che oggi viene considerato «uno dei magistrati più a rischio del mondo», ma al Senato lui è stato premiato proprio per il coraggio e la libertà con cui manifesta la sua missione e il suo ruolo.
Rimarrà indimenticabile il giudizio severo e tranchant che l’altra sera a “Otto e Mezzo”, nel salotto di Lilly Gruber, il procuratore Gratteri ha dato dei ministri Marta Cartabia e Luciana Lamorgese, e sul come gestiscono il proprio ruolo ai vertici del Governo. Ma solo lui è capace di queste cose.
Dopo aver ringraziato gli organizzatori della manifestazione per il Premio assegnatogli, il Procuratore Gratteri non ha esitato a riaprire anche in questa sede un suo vecchio contenzioso con i giornalisti italiani. Non sono mancati, infatti, neanche in questa occasione i riferimenti alle ultime disposizioni del Governo in tema di “Presunzione di innocenza”, disposizioni che “condizionano” moltissimo – lamenta l’alto magistrato – il racconto che i procuratori della repubblica potranno fare da ora in poi delle loro inchieste.
«A me – afferma Gratteri – non chiuderà mai la bocca nessuno. Sono una persona libera che non ha timore di niente e di nessuno, e chi mi conosce sa bene che dico sempre quello che penso. Se non posso dire la verità è perché non posso dimostrarla. Per quanto mi riguarda, penso alle nuove direttive, noi continueremo a parlare e a spiegare all’opinione pubblica, che ne ha pieno diritto, quello che è il nostro lavoro quotidiano, soprattutto se si tratta di personaggi noti e quindi pubblici. In Italia ancora non è stato ancora negato il diritto di informazione della stampa».
E qui ricompare, forte e determinata, la vecchia polemica con l’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa: «Mi aspettavo che Ordine e Sindacato dei giornalisti italiani prendessero posizione, difendessero i loro interessi, rivendicassero piena libertà nel poter comunicare liberamente le inchieste della magistratura, e informare il cittadino. E invece, il silenzio.
L’unica cosa che mi dispiace è che ho visto la categoria dei giornalisti, a livello nazionale e locale, molto timida nella protesta, quasi queste nuove imposizioni e direttive andassero bene al mondo della comunicazione. Purtroppo, è così, mi ha meravigliato non poco questo atteggiamento timido dei rappresentanti dei giornalisti, per giunta in questo Paese dove c’è sempre più bisogno di libertà e di autonomia».
Applausi a scena aperta, e standing ovation finale per lui. Si coglie con mano il rapporto personale e quasi “intimo” che il magistrato antimafia è riuscito a legare con la gente comune. E che a dispetto delle sue inchieste, gli vuole tanto bene e gli crede fino in fondo. (giornalistitalia.it)
Pino Nano