LA VALLETTA (Malta) – Ci sono voluti 11 anni, ma alla fine due giornalisti maltesi hanno vinto la loro battaglia per la libertà di parola e riottenuto il possesso dei loro beni, bloccati per oltre due lustri in una causa per diffamazione sostanzialmente proditoria. E l’hanno vinta solo perché i due giornalisti erano sul punto di ottenere una sentenza favorevole da parte della Corte Europea per i Diritti Umani di Strasburgo e l’Avvocatura dello Stato ha rinunciato alla causa.
Protagonisti della vicenda due ormai ex giornalisti del Times of Malta, Steve Mallia e Ariadne Massa che, nel 2010, rivelarono lo scandalo di un’infermiera ed un venditore che si erano messi d’accordo per truffare pazienti anziani. L’infermiera, omonima di una famosa cardiochirurga (e per questo mai nominata esplicitamente negli articoli di Mallia e Massa), era anche presidente di una sezione del sindacato delle infermiere (Mumn) ed in quanto tale definita dai due giornalisti come “alto dirigente del Mumn”. Espressione che spinse il sindacato a fare causa per diffamazione con congelamento dei beni, nella malcelata intenzione di difendere la sua iscritta.
Il Times of Malta riporta oggi con grande evidenza la vittoria dei due ex colleghi, sottolineando però che la libertà di espressione è stata finalmente rispettata, ma soltanto dopo che la Corte di Strasburgo, in vista della decisione aveva consigliato all’Avvocatura dello Stato maltese di cercare un patteggiamento con i giornalisti con l’offerta di 15mila euro a copertura delle spese legali da loro sostenute.
«Abbiamo sempre creduto – hanno dichiarato Mallia e Massa – che fosse un’ingiustizia il fatto che giornalisti e testate potessero essere penalizzate per aver rivelato scandali, specialmente quando abbiamo avuto molta cura nel modo di presentare la storia. Ora siamo felici che il buonsenso abbia prevalso alla fine. Ma è deludente notare che tutto questo è dovuto succedere fuori dai confini della giurisdizione legale maltese». (ansa)