PALERMO – “Per tanti anni i governi non hanno assunto alcun provvedimento, né per la riforma dell’editoria, né per quella dei contributi alle emittenti locali e nemmeno per l’Ordine dei giornalisti. Ora il governo ha cominciato a concepire degli elementi di riforma del settore, ma sono ancora pochi e insufficienti: si procede ancora con delle pezze”. Lo ha dichiarato, ieri a Palermo, il presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti, secondo il quale “manca una riforma organica del settore e mancano nuove regole antitrust sulle fusioni perché tutte le attuali norme tendono a riguardare le proprietà esistenti”.
A giudizio del presidente della Fnsi è, insomma, “il tempo di formulare una legge sull’editoria che guardi al lavoro che non c’è e alle centinaia di nuove aziende online dell’emittenza e dell’editoria che, spesso, non hanno alcun riconoscimento, ma proprio lì si sta formando la nuova occupazione. La sfida con il governo è di arrivare a una legge sull’editoria che parli al futuro e non sani solo il passato”.
Giulietti osserva che “nella manovra mancano gli incentivi più importanti, quelli al sostegno del lavoro, del precariato, delle migliaia di giovani che sono fuori dall’occupazione. Il governo ha assunto alcuni provvedimenti anche positivi, ma riguardano in primo luogo la crisi degli editori, la necessità di risanare i bilanci e di accompagnare fuori persone che hanno superato i 30-35 anni della professione. Ma questo riguarda sempre il passato: fino a oggi il governo non ha dato un segnale a favore del precariato”
“C’è, insomma, un esercito di ragazzi, molti non più giovani, che – ricorda Giulietti – guadagnano pochissimo che non hanno le condizioni di libertà minime e che non possono fare questo mestiere con la necessaria autonomia e libertà. È giunto il momento che il governo dia un segnale a questo vasto esercito di precari perché finora questo segnale non c’è stato”.
Il presidente della Fnsi ha anche fatto un riferimento alle agenzie di stampa: “Non c’era bisogno di alcuna gara europea, le agenzie sono un patrimonio nazionale e provvedono a tutti gli altri mezzi di comunicazione. Il bando non era mai stato fatto in precedenza e, probabilmente, sarebbe stato giusto riformulare la legge e arrivare a un accordo quadro, a una convenzione con tutte le agenzie italiane”.
“Non dobbiamo dimenticarci – ha detto ancora Giulietti – che se si spengono le agenzie si spengono anche le autostrade della comunicazione per molte emittenti e per molti giornali in Italia. La sensazione è che il governo debba tornare a riflettere sul ruolo e sulla funzione delle agenzie. La via della gara è una via sbagliata”.
Infine, le fake news e la battaglia contro l’odio e la falsità che conduce la Fnsi. “Per contrastare le fake news – afferma Giulietti – basta applicare le leggi che ci sono. Già oggi ciascuno di noi, se vuole, in presenza di un post o di una notizia o di un commento che incita all’assassinio, all’olocausto e al femminicidio può cancellarla, può rivolgersi alla polizia postale e può rendere pubblici i nomi di coloro che istigano all’odio. Molto spesso questo non accade ed è giunto il momento che anche i giornalisti – molti già lo stanno facendo – prendano la bandiera del contrasto del linguaggio della violenza. Dobbiamo, insomma, far capire fino in fondo che la Fnsi sarà alla testa di questa campagna contro la violenza”. (giornalistitalia.it)
Da Palermo il presidente del sindacato bacchetta il Governo: “Basta leggi-pezza”