BRUXELLES (Belgio) – La Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj) ha lanciato la sua annuale campagna mondiale per sensibilizzare i governi, anche quelli di fatto, contro l’impunità dei crimini che riguardano i giornalisti.
La campagna partirà il 2 novembre, giornata promossa dalle Nazioni Unite contro l’impunità dei crimini verso i giornalisti, e andrà avanti fino al 23 novembre 2015. Una data, quella del 2 novembre, scelta dalle Nazioni Unite (il 18 dicembre 2013) per ricordare che proprio quel giorno ricorre l’anniversario dell’uccisione di due reporter Rfi, Ghislaine Dupont e Claude Verlon, assassinati a Kidal, in Mali, nel 2013. La data di chiusura della campagna di sensibilizzazione dell’Ifj, il 23 novembre, commemora invece il massacro di Maguindanao, nelle Filippine, nel 2009, durante il quale 32 giornalisti persero la vita nel più brutale attacco ai mezzi d’informazione.
In una lettera del 20 ottobre, indirizzata ai suoi associati, l’Ifj ha richiesto un impegno di massa per denunciare ogni crimine contro i giornalisti, in qualsiasi parte del mondo, rimasto impuntito. L’assassinio è, naturalmente, il peggiore dei crimini, ma “qualsiasi attacco contro i giornalisti che rimanga impunito deve essere denunciato”, sottolinea la Federazione internazionale.
La campagna del 2015 porrà, in particolare, l’accento sull’attuale situazione in quattro Paesi: Messico, Filippine, Ucraina e Yemen. In Messico, dal 2010, sono 50 le vittime tra giornalisti e addetti stampa che hanno perso la vita mentre esercitavano la propria professione. Secondo la Commissione nazionale per i diritti umani messicana (CNDH), è rimasto impunito circa l’89% dei casi.
L’Ifj ricorda anche i 15 giornalisti uccisi nello Yemen dal 2011, dieci dei quali assassinati nel 2015. In più, 14 reporter sono ancora prigionieri per via della lotta tra ribelli Houthi, coalizione saudita e al-Qaida. Soltanto 9 tra i responsabili degli omicidi sono stati consegnati alla giustizia.
Inoltre, l’Ifj si rammarica del fatto che non ci sia a tutt’oggi nessun colpevole per il massacro di 32 giornalisti, nel 2009, a Maguindanao nelle Filippine (noto anche come massacro di Ampatuan, dal nome del sospettato numero uno, Andal Ampatuan Jr, sindaco di Datu Unsay e figlio del governatore di Maguindanao). Nelle Filippine, dal 2009, sono stati uccisi 40 operatori dei media, di cui 7 nel 2015, il che rende il Paese il più pericoloso per i giornalisti, tra quelli dell’Asia meridionale.
Intanto, 15 anni dopo il ritrovamento del corpo decapitato del giornalista ucraino Georgy Gongadze, in una foresta fuori Kiev, una recente inchiesta sui crimini contro i giornalisti nel Paese registra 8 uccisioni, 125 intimidazioni, 322 assalti, 162 tentativi di censura e 196 casi di intimidazione dall’inizio del 2014. Su 54 indagini avviate, solo tre casi sono finiti davanti alla Corte.
“Oggi si indaga soltanto su un omicidio su 10 che abbia come vittima i giornalisti”, fa notare il presidente dell’Ifj Jim Boumelha.
“Abbiamo bisogno che tutti i nostri affiliati partecipino alla nostra campagna – incalza Boumelha – per denunciare l’impunità, supportare le nostre azioni e avviare ulteriori iniziative, ciascuna nel proprio Paese, per garantire solidarietà a quanti si sforzano di raccontare la verità e ai loro cari. L’impunità dei crimini commessi non mette in pericolo solo i giornalisti. Mette a rischio la democrazia e il diritto dei cittadini ad essere informati. È il momento di consegnare gli assassini alla giustizia e, per questo, dobbiamo continuare ad appellarci ai governi”.
L’Ifj organizzerà diverse attività a ridosso della Giornata dell’impunità delle Nazioni Unite (contrassegnate sui social dall’hashtag #endimpunity). giornalistitalia.it
Al via il 2 novembre per sensibilizzare i governi del mondo: “A rischio la democrazia”