ROMA – I giornalisti che hanno maturato i requisiti per la pensione di vecchiaia, dal punto di vista dell’età e dei contributi, non possono pretendere di rimanere al loro posto fino a settanta anni se il datore non è d’accordo nel far proseguire il rapporto di lavoro. Lo sottolinea la Cassazione accogliendo il ricorso della Rai contro la sentenza con la quale la Corte di Appello di Milano nel 2014, confermando il verdetto emesso dal Tribunale milanese nel 2012, aveva dichiarato illegittimo il licenziamento di una giornalista messa forzatamente “a riposo” al compimento dei 65 anni di età quando aveva maturato i requisiti assicurativi e contributivi per la pensione di vecchiaia previsti dall’Inpgi.
I giudici di merito avevano reintegrato la lavoratrice, che voleva rimanere in servizio fino a 70 anni, applicando l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. In particolare, la Suprema Corte – sentenza 6776 depositata il 15 marzo 2017 – ha ritenuto fondato il punto di vista dei legali della tv pubblica che hanno sostenuto che le norme sul contenimento della spesa previdenziale (art.24, comma 4, d.l.201 del 2011) non concedono al lavoratore «un diritto potestativo di opzione per restare in servizio fino al compimento del 70 anno di età», ma «si limitano ad incentivare l’accordo con il datore di lavoro per la prosecuzione del rapporto, senza però consentire che esso proceda in difetto del consenso del datore di lavoro, solo in presenza del quale scatta il terzo periodo del detto comma 4, per il quale l’efficacia dell’art. 18 legge n.300 del 1970 opera fino al conseguimento del predetto limite massimo di flessibilità».
La decisione degli “ermellini” ha preso come riferimento quanto stabilito dalla sentenza 17589 del 2015, emessa dalle Sezioni Unite, che ha affermato che la legge «non attribuisce al lavoratore il diritto potestativo di proseguire nel rapporto di lavoro fino al raggiungimento del settantesimo anno di età, in quanto la norma non crea alcun automatismo, ma si limita a prefigurare condizioni previdenziali di incentivo alla prosecuzione dello stesso rapporto per un lasso di tempo che può estendersi fino ai settanta anni di età». (ansa)
La Cassazione dà ragione alla Rai: “In pensione a 65 anni salvo accordo con l’editore”