Sono 129 i casi accertati nel 2020. Il viceministro Mauri: “Tutelare i cronisti è una priorità”

Giornalisti, minacce in aumento soprattutto via web

Il viceministro dell’Interno Matteo Mauri e il prefetto di Ferrara Michele Campanaro

FERRARA – “Democrazia e libera informazione” è stato il tema di una seminario (con modalità a distanza) organizzato dalla Prefettura di Ferrara d’intesa con l’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna, moderato dal consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti Alberto Lazzarini. Il webinar ha coinvolto oltre 200 tra studenti e docenti delle classi IV e V di tutte le scuole secondarie di II grado di Ferrara ed i componenti della consulta studentesca provinciale. Collegati anche i Prefetti della Regione Emilia-Romagna.

Alberto Lazzarini

Con gli indirizzi di saluto del presidente della Provincia Nicola Minarelli, del vice sindaco di Ferrara, Nicola Lodi, e del presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna, Giovanni Rossi, è stato il prefetto Michele Campanaro ad aprire i lavori con la lettura del messaggio del vice ministro dell’Interno, Matteo Mauri, impegnato alla Camera dei Deputati.
«La libertà di stampa – afferma Mauri – è uno dei capisaldi della nostra democrazia: chi minaccia e aggredisce un giornalista non solo viola la sua persona, ma attacca il nostro sistema democratico e la libertà di tutti i cittadini ad essere informati correttamente. Proteggere la libertà dei giornalisti è quindi non solo necessario ma doveroso, proprio perché la libera informazione è un valore democratico fondamentale che le Istituzioni hanno il dovere di tutelare sempre».
Mauri ha evidenziato che «proprio per questo motivo, grazie all’impegno del ministro Lamorgese, è stato riattivato il Centro di coordinamento contro le intimidazioni ai giornalisti. L’obiettivo del Centro di coordinamento, che si avvale della competenza tecnica di un osservatorio, costituito presso la Direzione Centrale della Polizia Criminale, è quello di prevenire e contrastare ogni tipo di intimidazione contro gli appartenenti al mondo dell’informazione».

Giovanni Rossi

«Il problema delle minacce e degli attacchi di cui sono vittime gli appartenenti al mondo dell’informazione rappresenta – ha ricordato il viceministro dell’Interno – una priorità per il Viminale e, proprio per questo motivo, numerosi sono stati gli incontri (in presenza – prima dello scoppio della pandemia – e da remoto poi) ed i focus dedicati a specifiche realtà territoriali che rappresentano aspetti problematici su questo tema per rappresentare costantemente l’attenzione e la risposta forte dello Stato contro ogni forma di intimidazione, attacco o minaccia».
«In questo – ha detto ancora Mauri – la collaborazione con i prefetti e le Forze dell’Ordine rappresenta un aspetto fondamentale del nostro lavoro di prevenzione e contrasto. Lavoro che deve, però, associarsi ad un elemento essenziale: un’attenzione molto alta su questo fenomeno da parte di tutti i cittadini. Mi rivolgo a voi, per primi ragazze e ragazzi, tutti noi siamo chiamati a non ignorare questo tema pensando che non ci riguardi e a non voltarci dall’altra parte quando ci si trova in queste situazioni. Ricordiamoci che il diritto di ogni cittadino ad essere informato correttamente riguarda tutti e difendere la libertà di stampa vuol dire difendere i nostri valori democratici. Vuol dire avere accesso alle notizie, difendere un’informazione libera da condizionamenti e responsabile nel lavoro – determinante – che è chiamata a fare».

Il prefetto Vittorio Rizzi

Il prefetto Vittorio Rizzi, vice direttore generale della Polizia di Stato e direttore centrale della Polizia Criminale che, sviluppando il proprio intervento sul tema “Odio e libertà di comunicazione”, a proposito dell’attività dell’Osservatorio da lui presieduto ha ricordato che quella del giornalista resta un’attività a rischio: dopo i 73 casi di atti intimidatori nei confronti dei cronisti censiti nel 2018 e gli 87 episodi nel 2019, la tendenza all’aumento è confermata per il 2020, con i 129 casi registrati al 30 settembre 2020, effettuati con modalità diverse, provenienti da ambienti della criminalità organizzata o riconducibili a motivazioni socio politiche.
Un altro dato porta a riflettere sul tema dell’abuso dei social network: nel 2018 e 2019 circa un quarto delle intimidazioni nei confronti dei giornalisti è pervenuta via social network (24% per il 2018 e 23,5% per il 2019), mentre per il periodo considerato dell’anno in corso, il dato è notevolmente aumentato, attestandosi al 41,9 %.
«Spesso chi combatte l’odio – ha sottolineato il prefetto Rizzi – ne diventa a sua volta vittima, perché chi censura l’odio paradossalmente attrae l’odio. Nel complesso equilibrio tra libertà di pensiero e diritti fondamentali dell’individuo, le forze di polizia lavorano ogni giorno per scongiurare ogni forma di discriminazione basata sulla razza, sulla religione, sull’identità di genere, sull’orientamento sessuale.

Nello Scavo

Non è però solo un problema di polizia, perché serve una crescita culturale di tutta la società civile che faccia leva sulle giovani generazioni per il rispetto di ogni diversità».
Particolarmente coinvolgente è stata la testimonianza del giornalista Nello Scavo, noto alle cronache per vivere sotto scorta dopo essersi occupato per anni di criminalità organizzata e il terrorismo globale, firmando servizi da molte zone calde, dalla ex-Jugoslavia, alla Cambogia e il Sudest asiatico, ai paesi dell’ex Urss, dell’America Latina, del Corno d’Africa e del Maghreb. Un reporter che, durante la sua lunga carriera professionale, ha messo a repentaglio la propria vita nella ricerca della verità, come quando, nel settembre 2017 si è introdotto in una prigione clandestina degli scafisti libici, raccontando le condizioni dei migranti intrappolati.
Nel corso dell’intervento, Nello Scavo ha approfondito la sua personale esperienza, non mancando di sottolineare il ruolo fondamentale dalle forze di polizia che si occupano quotidianamente, con discrezione e professionalità, della tutela di molti operatori dell’informazione minacciati.
Nel concludere i lavori, il prefetto Campanaro ha voluto ricordare le parole di Papa Francesco, pronunciate in occasione dell’ultima giornata mondiale del giornalismo: «Abbiamo bisogno di un giornalismo libero, al servizio del vero, del bene, del giusto, un giornalismo che aiuti a costruire la cultura dell’incontro».

Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese

Sul tema, il prefetto ha ricordato come il Covid-19 abbia reso ancor più palese il fenomeno dell’industria delle fake news: «L’informazione libera riveste un ruolo di grande rilievo nel contrasto alla pandemia; ha il compito cruciale di veicolare messaggi corretti alla popolazione e richiamare i cittadini al senso di responsabilità di divulgare in maniera comprensibile le indicazioni provenienti dalla scienza».
Il prefetto Campanaro ha concluso la giornata con un auspicio ed un invito ai giovani collegati da remoto: «Dall’incontro di oggi, vorrei che partisse uno spunto a riflettere sull’importanza, ancora più cruciale nell’epoca di emergenza pandemica che stiamo vivendo, di favorire il vero pluralismo giornalistico, di pretendere da cittadini consapevoli la ricerca di informazioni corrette, di sviluppare un comune sentire civico come argine all’aggressività, alle prepotenze, alle lacerazioni delle regole della convivenza». (giornalistitalia.it)

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