ROMA – «Grande cronista, giornalista parlamentare come pochi, testimone della Storia della Repubblica dallo scranno privilegiato dell’Agenzia Ansa, allievo prediletto di Sergio Lepri, maestro di altissimo profilo morale per gli studenti del suo Corso all’Università Lumsa di Roma,
scrittore e saggista di grande impatto emozionale e mediatico, oggi direttore di Bee Magazine, promotore, fondatore e consigliere nazionale del sindacato dei giornalisti Figec Cisal, ha dedicato la sua vita al giornalismo e al mondo della comunicazione senza fronzoli, pregiudizi e condizionamenti di alcun genere. A lui il grazie di tutti noi». Con queste motivazioni Giornalisti Italia ha consegnato il Premio alla carriera «al Maestro Mario Nanni e alla sua Scuola di Giornalismo».
La consegna è avvenuta della prestigiosa cornice della Sala Zuccari del Senato, a Palazzo Giustiniani, gremitissima per il lancio nazionale dell’ultimo libro del glorioso caporedattore del Politico dell’Ansa: “Il Caso Becciu (In)Giustizia Vaticana” (Media&Books editore, 240 pagine, 20 euro).
Presenti, tra gli altri, i figli di Mario Nanni, Fabrizio e Francesca Romana con il marito Francesco Canino e il fratello del cardinale Becciu, Antonino, il figlio di Giulio Andreotti, Stefano, gli artefici del “Premio Mozia”, Rosa Rubino e Salvatore Lombardo, la manifestazione si è conclusa con l’intervento del presidente del sen. Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama.

Santo Strati introduce i lavori della presentazione del libro nella Sala Zuccari del Senato: a sinistra Maurizio Gasparri, a destra Andrea Persili, Mario Nanni e Giuseppe Rippa
Gasparri ha consegnato il premio alla carriera a Mario Nanni assieme al direttore di Giornalisti Italia, Carlo Parisi, segretario generale della Figec Cisal, e ai consiglieri nazionali del nuovo sindacato dei giornalisti Pierluigi Roesler Franz, Pino Nano e Santo Strati, fondatore ed editore di Media&Books, che ha introdotto i lavori illustrando le motivazioni (“è un formidabile libro-inchiesta”) che lo hanno convinto a pubblicare il volume.
Una serata straordinaria, nel corso della quale Mario Nanni ha raccontato sé stesso e la sua vita spiegando che su questo libro – interamente dedicato al processo celebrato in Vaticano contro il cardinale Giovanni Angelo Becciu – ha dedicato due anni pieni di lavoro e di ricerche, ma soprattutto di lettura e di analisi degli atti giudiziari del procedimento penale a carico del cardinale.
Seguitissimo l’intervento centrale di direttore di Quaderni Radicali e Agenzia Radicale, Giuseppe Rippa, giornalista di grande tradizione, che ha esaltato il rigore scientifico del linguaggio giornalistico usato da Mario Nanni nel raccontare una delle pagine forse più amare della storia della Chiesa Moderna.
Decisamente forte l’intervento del senatore Maurizio Gasparri, promotore dell’iniziativa e soprattutto grande conoscitore dei temi della giustizia italiana e vaticana. «Io sono contrario alla narrazione complessiva – ha sottolineato Gasparri – che finisce per creare sfiducia nei fedeli. Penso ai libri di Dan Brown o ai film che descrivono complotti per cui sembra che in Vaticano succeda di tutto. Tutto questo ha fatto un male al cattolicesimo totale. Ultimamente hanno fatto addirittura un film, “Il conclave”, che finisce col papa transgender. Non lo andate a vedere, è una allegoria deteriore».
«Anche la vicenda del cardinale Becciu – ha spiegato Maurizio Gasparri – la vivo come un capitolo che alimenta una denigrazione, perché c’è la condanna per peculato ma non c’è l’appropriazione. Credo ci sia stata una manovra a largo raggio su questa vicenda, alla quale poi anche il cardinale ha reagito con molta fermezza e determinazione.
Penso che ci sarà un film prima o poi sulla vicenda del cardinale Becciu e spero che sia meglio dei film tratti dalle opere nefaste. Tra l’altro, devo confessare che ho una grande diffidenza verso Pignatone, che è stato tardivamente indagato a Caltanissetta e si è avvalso della facoltà di non rispondere. Quindi credo che nella vicenda Becciu, alla fine una cosa c’era di sbagliato ed era sicuramente il presidente del Tribunale Vaticano. Insomma, mi ha convinto più l’imputato che il presidente del Tribunale. Poi non sono in grado di dire se in Vaticano ci sia o meno il giusto processo, ma so che in Italia non c’è. In Italia il giusto processo è scritto nella Costituzione, ma è raro. Certo è che la città di Roma e il Vaticano, tra Brown e Pignatone, hanno subito danni enormi, perché il marchio di Roma città mafiosa è rimasto dopo il processo di “mafia Capitale” per accuse di mafia che non sono state confermate, mentre c’erano sicuramente fatti di corruzione».
Mario Nanni, da parte sua non ha alcun dubbio: «Il cardinale Becciu – ha ripetuto in sala – non si è messo in tasca un centesimo, tantomeno si è arricchito, e alla fine la stessa accusa ha dovuto ammetterlo, non contestando alcunché sul punto al cardinale. Altro che “processo del secolo”».
Ma perché un vecchio notista politico una mattina si sveglia e decide di darsi anima e corpo al racconto di un processo giudiziario tra i più controversi della storia vaticana?
Alla domanda del giornalista Andrea Persili dell’agenzia Adnkronos, che ha moderato il dibattito, Mario Nanni risponde: «Per dare, ancora una volta, un senso alla mia vita e per chiudere la mia esperienza professionale all’insegna della coerenza. Questo del cardinale Becciu, secondo me, è un caso di grande ingiustizia e io ho allora deciso di raccontare quello che la stragrande maggioranza dei giornali italiani non ha fatto».
«Il processo Becciu – ha spiegato l’autore – è per certi versi anche un processo record. È la prima volta nella storia della chiesa che un cardinale viene processato e giudicato da laici. Nella storia bimillenaria della chiesa un solo altro porporato prima di lui, 5 secoli fa era stato sottoposto ad un processo, Giovanni Gerolamo Morrone, ma fu giudicato da suoi pari».
Sollecitato dall’analisi forte di Giuseppe Rippa, che al Caso Becciu ha dedicato uno dei suoi ultimi Quaderni Radicali, Mario Nanni ha osservato che “Il promotore di giustizia, che in Vaticano è l’equivalente del nostro Pubblico Ministero, ha potuto costruire le accuse sulla base dell’uso invasivo e pervasivo della messaggistica. I personaggi sfilati in udienza hanno, infatti, comunicato non via mail, ma soprattutto wazzappando di giorno e di notte.
In questa alluvione messaggistica, quasi una foresta intricata dove è stato complicato orientarsi, sono state orchestrate trame, soffiati spifferi, sibilate accuse, riportate maldicenze, riferite manovre».
Ma è vero che questo è anche un processo pieno di anomalie? «In quale Stato del mondo – la risposta di Mario Nanni – si cambiano in corsa le regole di un processo? In Vaticano – incalza Nanni – è successo. Sono state cambiate non una ma quattro volte, emanando ben quattro rescritti. Ed è stato fatto ogni qualvolta le accuse e le indagini sembravano perdere forza e quota. L’altra anomalia è stata il ruolo della stampa, a mio giudizio piuttosto schiacciata sulle tesi vaticane dell’accusa. Invece di andare a scavare, andare in fondo alle cose e farsi la domanda delle domande, andando oltre le apparenze: ma qual è la vera ragione di questo processo?».
Nel finale, ancora un affondo dal leader di Forza Italia Maurizio Gasparri: «Io aspetto che il promotore di giustizia ci dia una mano.
Per esempio in Parlamento hanno voluto fare una commissione sul caso Emanuela Orlandi, caso controverso e triste che tutti ricordiamo. Non vorrei che quella commissione serva a dei protagonismi individuali e non ad un accertamento faticoso della verità».

Carlo Parisi legge le motivazioni del Premio alla carriera assegnato da Giornalisti Italia a Mario Nanni. A destra: Maurizio Gasparri, Sabato Strati, Andrea Persili, Mario Nanni e Giuseppe Rippa
Infine, Carlo Parisi, abbracciando e ringraziando «Mario Nanni, Maestro di intere generazioni di cronisti», ha sottolineato che «questo libro, oltre a fare luce sul Caso Becciu, è un autentico manuale di giornalismo perché ricorda e insegna quello che ogni giornalista dovrebbe fare prima di sbattere il mostro in prima pagina: studiare bene le carte». (giornalistitalia.it)
Pino Nano