CAGLIARI – “Il Giornalismo in Sardegna. Indagine sullo stato dell’informazione nell’isola”, è il titolo del dossier dell’Ucsi Sardegna realizzato dai giornalisti Mario Girau, già presidente regionale dell’Unione Cattolica della Stampa Italiana, e Alessandro Zorco, componente della Giunta e del Consiglio nazionale dell’Ucsi.
Il dossier è stato presentato, stamane a Cagliari, nella sala Fondazione di Sardegna, alla presenza di monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente della Conferenza episcopale sarda, Franco Siddi, consigliere di amministrazione della Rai e già segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, e Francesco Birocchi, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna.
“Uno strumento utile per capire la realtà del giornalismo sardo”, ha evidenziato il presidente Ucsi Sardegna, Andrea Pala, che “consente di capire come si sta evolvendo il mestiere del giornalista nel territorio regionale. Emerge, grazie alle risposte fornite dai colleghi, un quadro dove poche sono le luci e molte sono le ombre. Domina in Sardegna, per svariati motivi, il freelance e, con esso, il rapporto di collaborazione. Ma è sul fronte dei guadagni percepiti che si evince come il mestiere di giornalista sia decisamente sottopagato, con meno di 2.000 euro dichiarati da oltre il 40% degli intervistati”.
Ai giornalisti sardi è stato, inoltre, chiesto quali sono, a loro giudizio, i mali che imperversano nel comparto. “La risposta fornita – analizza il presidente dell’Ucsi – è in linea con il vissuto quotidiano: da nord al sud della Sardegna pochi sono coloro che investono nell’editoria, concentrata sostanzialmente in due grandi poli e in una ristretta serie di piccole realtà territoriali. Abbiamo voluto indagare anche su un tema a noi molto caro, quello della deontologia professionale, che, a giudizio di oltre metà dei colleghi, è sostanzialmente rispettata nel giornalismo sardo, ma poco meno dell’altra metà non si è detta d’accordo su questo aspetto. Motivo per il quale, senza dubbio, è necessario continuare a riflettere sulla serie delle regole che restano a fondamento della nostra professione”.
“È necessario – ha dichiarato, dal canto suo il presidente regionale della Fisc, Giampaolo Atzei – che gli organismi di rappresentanza dei giornalisti prendano atto della platea sempre più ampia di precari, sottopagati e senza tutele e non si limitino a tutelare solo i più fortunati”.
L’indagine – pubblicata grazie al contributo del Corecom Sardegna e della Pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Cagliari e realizzata da un gruppo di lavoro coordinato dal giornalista Alessandro Zorco – mette nero su bianco i numeri di una crisi occupazionale senza precedenti che investe oggi l’intero sistema informativo isolano. Non ultima l’editoria cattolica caratterizzata, come ha spiegato il presidente della Fisc Giampaolo Atzei, dal quasi esclusivo apporto dei volontari. “È precario, guadagna poco, spesso cifre irrisorie, è estremamente insoddisfatto del suo rapporto di lavoro e pensa che l’Ordine dei Giornalisti debba essere ripensato per garantire una maggiore tutela soprattutto ai più deboli”. È, insomma, questo il quadro che emerge dal dossier sul giornalismo in Sardegna.
Francesco Birocchi, presidente dell’Odg Sardegna, ha annunciato che la prossima riforma dell’Ordine rivedrà drasticamente l’accesso alla professione e soprattutto la sua perimetrazione, consentendo l’accesso anche a blogger e comunicatori pubblici. Quanto ai compensi (dal dossier Ucsi emerge che il 65% dei giornalisti sardi è sottopagato e guadagna mediamente cifre tra i 170 e i 580 euro mensili), Franco Siddi, ex segretario generale della Fnsi e componente del Cda Rai, ha sottolineato come i parametri minimi previsti dall’ultimo contratto collettivo Fnsi-Fieg (pari ad 20,83 euro ad articolo) non siano applicati neppure dagli stessi freelance.
La presentazione del dossier – conclusa dall’intervento del presidente della Conferenza episcopale sarda mons. Arrigo Miglio – sarà replicata a Sassari, sabato 19 maggio, alle ore 11, nei locali del Seminario arcivescovile.
La presentazione del dossier sarà preceduta dalla Messa presieduta da monsignor Gianfranco Saba, arcivescovo di Sassari e delegato per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale sarda, nella cappella del Seminario arcivescovile.
L’indagine è frutto di un questionario distribuito online e in forma anonima a 263 giornalisti su circa un migliaio di professionisti e pubblicati sardi in attività: hanno risposto in 263 su circa mille iscritti in tutto il territorio regionale. I rispondenti sono per tre quarti donne e ben un terzo si colloca nella fascia 55-70 anni. In linea con il numero degli iscritti all’Ordine 6 su 10 sono pubblicisti e la gran parte del campione (poco sopra il 40%) ha all’attivo un rapporto di collaborazione. Circa un quarto lavora in una redazione dove si realizza un giornale cartaceo, mentre un altro quarto è free-lance. Sul fronte guadagni si registra un picco di coloro che guadagnano meno di 2.000 l’anno, a ulteriore conferma, se ce ne fosse bisogno, della estrema precarizzazione che sta caratterizzando la professione giornalistica. La formazione professionale continua, obbligo di legge, riscuote gradimento e, nonostante i tempi cupi, i 263 giornalisti che hanno risposto all’indagine affermano che, comunque vada, nel futuro, c’è comunque spazio per il mestiere di giornalista.
In definitiva, quello del giornalista è mestiere affascinante che, però, non garantisce grandi certezze tra lavoro saltuario, tempo determinato o fallimenti anche ripetuti. O meglio: le sicurezze sono per chi è assunto soprattutto nelle testate storiche. Gli altri? Vivono un po’ alla giornata. Guadagnano poco, spesso cifre irrisorie. E sono estremamente insoddisfatti del loro rapporto di lavoro. Inoltre, pensano che l’Ordine dei giornalisti “debba essere ripensato per garantire una maggiore tutela soprattutto ai più deboli”. Però hanno passione e speranza. Sono sicuri che la professione giornalistica abbia ancora un futuro.
Secondo la ricerca, i giornalisti sostanzialmente precari sono 762: sono i professionisti iscritti all’Inpgi 2 più i 408 pubblicisti che vivono di solo giornalismo (su 1320 iscritti). Risultano, quindi, contrattualizzati 224 giornalisti. Va aggiunto anche il numero dei praticanti: 28. Quanto guadagnano? Il 42,1% di chi ha risposto dice meno di duemila euro all’anno. Un altro 23,2% ha dichiarato tra i 2000 e 7000 euro all’anno. Mentre solo il 10% degli intervistati ha detto di guadagnare in dodici mesi tra i 15mila e i 25mila euro.
Le assunzioni? Il 48,4% del campione è convinto che “per trovare lavoro in una testata sarda sia necessario essere bravi e contare su conoscenze e raccomandazioni politiche. Il 34,5% pensa, invece, che per diventare giornalisti in Sardegna la bravura non conti nulla e valgano soltanto le conoscenze e le amicizie giuste. Una parte minima ritiene invece che si venga assunti per i meriti personali e il curriculum”. (giornalistitalia.it)