ROMA – Dopo le professioni sanitarie che sono in prima linea, cui qualunque cittadino dovrebbe rivolgere un grato pensiero, in trincea ci sono anche i giornalisti che in un momento del genere svolgono una funzione essenziale. Le redazioni sono un luogo di resistenza e presidi di coscienza sociale e democratica.
A tutti i colleghi va in primo luogo l’apprezzamento e il sostegno per l’attività che svolgono quotidianamente, un encomio particolare a chi sta informando dai luoghi con più alta densità di diffusione del coronavirus. Contemporaneamente una riflessione perché anche noi abbiamo il diritto e il dovere delle precauzioni.
Il tradizionale principio dello scarpinare va in questi giorni temperato con lo spirito dell’#iorestoacasa. L’appello soprattutto ai direttori: quella giornalistica è una professione di relazioni. Oggi ci sono le tecnologie che non solo ci mettono in condizioni di lavorare senza affollare le scrivanie, ma che consentono anche di arrivare alle fonti senza avere con loro contatti diretti. Conta la sostanza, che il digitale può garantire.
Ormai quasi tutte le interviste possono essere fatte a distanza. È un modo per fare ancora di più per tutti, per la nostra Italia. Verrà il tempo di riprendere a frequentare i luoghi e notare tutti i dettagli. Ora limitiamo gli spostamenti all’essenziale affidandoci alle testimonianze, come quando nell’immediatezza di un avvenimento usiamo sottolineare come nessuno possa arrivare su un luogo prima di chi vi sia già.
Al Governo, invece, sollecitiamo attenzione per quanto riguarda le misure di sostegno, non solo alle imprese editoriali, che stanno anche perdendo pubblicità visto che c’è il tutto chiuso, ma anche, e soprattutto, ai lavoratori autonomi dell’informazione che sono fortemente penalizzati dalla natura delle loro collaborazioni. (giornalistitalia.it)
Carlo Verna
Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti