NOVARA – I giornalisti del futuro (già abbastanza prossimo) dovranno fare i conti con il virtuale, ma quella d’informare occupa soltanto l’undicesimo posto nella classifica delle professioni del domani. È il risultato di un indagine di InTribe, una società di ricerca di Milano che, per conto dell’Università di Novara, ha analizzato l’andamento del mercato fino al 2025. Occorreranno programmatori esperti di stampa in 3D e di sicurezza informatica, maghi delle energie rinnovabili e del web marketing. Il mondo del lavoro sarà sempre più digitale e richiederà alte competenze tecnologiche.
“Per il lavoratore di media capacità – è la conclusione di Mirna Pacchetti che ha firmato la ricerca – si ridurranno i posti disponibili. Il vecchio operaio, abituato al lavoro manuale, viene sostituito dai robot ma ci vogliono i programmatori specializzati che siano in grado di gestire e aggiustare le macchine. L’accelerazione tecnologica degli ultimi vent’anni è paragonabile a quella che la nostra società ha vissuto in quattro secoli”.
Evoluzione rapidissima. InTribe ha individuato un centinaio di mestieri in grado di cavalcare il cambiamento. Sono figure professionali per le quali – con qualche compiacenza per l’esterofilia – vengono utilizzati termini inglesi. Serviranno maestri del Cloud, l’ultima frontiera della rete e delle nanotecnologie.
Le aziende cercheranno laureati, abili a creare macchine capaci di parlare e capire il linguaggio degli uomini. Nel mondo della medicina, cresceranno persone capaci di riprodurre organi del corpo umano e le cellule staminali. I robot governaranno le sale operatorie negli ospedali e potranno agire autonomamente con la minima assistenza umana.
Anche l’agricoltura, il settore apparentemente meno tecnologico, ha bisogno di nuove figure professionali, capaci di muovere e far funzionare macchinari complicati e costosi. Così come saranno necessari dei programmi informatici per stabilire quali concimi utilizzare e di quanto farne uso. Un algoritmo potrà suggerire il tipo di coltivazioni ideali e l’appropriata rotazione delle colture.
Il futuro è cominciato. “Un’azienda su tre già adesso sostiene di aver bisogno di nuove competenze informatiche. E, qualche volta, sostengono di non riuscire a individuarle”.
Quanto ai giornalisti, il domani non è considerato troppo negativamente. Nelle professioni del futuro, quella della comunicazione si colloca immediatamente dopo la prima fascia. L’informazione – ovviamente – manterrà uno spazio significativo, ma i sistemi più tradizionali di carta dovranno “sposarsi” con il virtuale e fare i conti con il cyberspazio.
Il giornale stampato, la radio, la televisione e il mondo informe di internet dovranno fare parte di un’unica rete nella quale un genere di informazione richiamerà e rimanderà all’altro. Anche in questo settore, per non rimanere troppo indietro, occorrerebbe allungare il passo, aggiornando e modernizzando i sistemi di comunicazione. (giornalistitalia.it)