ROMA – Bando alle chiacchiere e alle polemiche sterili e strumentali. Adesso a parlare sono i fatti. All’alba di oggi è stato firmato il Contratto nazionale di lavoro giornalistico Fieg-Fnsi valido per il triennio 2013-2016. Restano da definire l’aumento economico (tra i 100 e i 150 euro) e le modalità di estensione della Casagit agli autonomi.
Un contratto non solo di tenuta, avanzamento e innovazione, come il segretario generale Franco Siddi aveva da tempo annunciato, ma addirittura un contratto rivoluzionario per il lavoro autonomo.
Dopo l’accordo che, per la prima volta nella storia, ha aperto le porte del contratto ai collaboratori coordinati e continuativi, nella sede della Fieg, in via Piemonte a Roma, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana e la Federazione Italiana Editori Giornali hanno firmato il contratto che, finalmente, favorisce “l’ampliamento del mercato del lavoro nel settore editoriale e l’ingresso di giovani professionisti qualificati anche nel campo dei nuovi media”.
Garantita, dunque, la sopravvivenza del Contratto nazionale di lavoro giornalistico, rigenerato da significativi avanzamenti in tema di ammortizzatori sociali e percorsi innovativi che favoriscano la nuova occupazione attraverso agevolazioni e riduzioni contributive per le nuove assunzioni a tempo determinato.
Per i giornalisti lavoratori autonomi si tratta di una vera e propria rivoluzione: ai collaboratori coordinati e continuativi saranno garantiti l’assicurazione infortuni, il Fondo di Previdenza Complementare e la Casagit (completamente a carico degli editori fino ad una fascia di reddito oggetto della trattativa ancora in corso e con un contributo per tutti gli altri).
Una conquista che trae origine dalle trattative che hanno portato all’accordo sull’equo compenso, che ha delineato un perimetro di competenza del lavoro autonomo che non lascia spazio ad interpretazioni o strumentalizzazioni di sorta.
Tanto per fare un esempio: chi ha un contratto “senza vincoli gerarchici e/o di subordinazione” è improbabile possa realizzare per un quotidiano più dei 144 articoli all’anno previsti nella tabella e retribuiti con 20,83 euro ciascuno che, per la stragrande maggioranza dei freelance italiani, rappresentano, comunque, un compenso non certo lesivo della dignità umana e professionale. Per produzioni superiori al minimo annuo previsto sarebbe, infatti, facilmente dimostrabile il vincolo di subordinazione, quindi il riconoscimento del rapporto di lavoro dipendente che era stato goffamente mascherato da lavoro autonomo.
Senza contare la fondamentale importanza dell’accordo di determinazione dei parametri economici definiti per i collaboratori coordinati e continuativi: “si applica a tutti i rapporti di collaborazione che abbiano i requisiti minimi previsti, nonché alle altre forme di lavoro autonomo che abbiano una durata minima, con lo stesso committente, pari o superiore a 8 mesi per 2 anni consecutivi e a condizione che il corrispettivo versato dallo stesso committente e derivante da tale rapporto di lavoro sia pari o superiore all’80% dei corrispettivi annui complessivamente percepiti dal lavoratore nell’arco di 2 anni consecutivi”.
Il contratto, notevolmente migliorativo rispetto al documento oggetto della trattativa, che nei giorni scorsi aveva incassato in Giunta Esecutiva Fnsi un solo voto contrario (Fabio Morabito), stamane, alla presenza dei presidenti dell’Inpgi e della Casagit, Andrea Camporese e Daniele Cerrato, ha registrato 8 voti a favore (Fabio Azzolini, Raffaele Lorusso, Carlo Parisi, Paolo Perucchini, Luigi Ronsisvalle, Giovanni Rossi, Franco Siddi, Daniela Stigliano) e 3 voti contrari (Ezio Cerasi, Fabio Morabito ed Elena Polidori). Altri tre membri di Giunta (Guido Besana, Camillo Galba e Leyla Manunza) hanno evidenziato i “significativi avanzamenti”, ma hanno “sospeso” il loro voto in attesa di vedere cosa farà il Governo.
I particolari del contratto saranno definiti nelle prossime ore e, comunque, sarà il tempo a confermare come questo contratto rappresenti non solo un’ancora di salvezza per la professione ma, addirittura, un’occasione di rilancio e di svolta in quello che è, forse, il periodo più drammatico che l’editoria abbia mai conosciuto.
Insomma, se la coperta è troppo corta, coscienza sindacale e buon senso impongono di sistemarla in modo tale da garantire una copertura al maggior numero di giornalisti possibile, soprattutto a quanti sono sempre stati al freddo e al gelo. Non certo di ripiegarla in quattro per tenere i piedi caldissimi solo ai pochi che, in periodo di vacche grasse, hanno avuto il privilegio di godere dei termosifoni sempre accesi.
All’alba l’intesa. Una rivoluzione per il lavoro autonomo. In definizione gli aumenti