ROMA – Parte da lontano, Gino Falleri, nel saggio pubblicato dal Centro di Documentazione Giornalisitica con il titolo “Giornalisti, doveri e regole”, per spiegarci la professione, tra “molte ombre e fioche luci” – è il titolo del primo capitolo – , tracciandone innanzitutto la storia. Quella di un “mestiere” che di recente non se la passa troppo bene – ne è consapevole il presidente del Gus, il Gruppo Uffici Stampa, forte della saggezza dell’età e per aver cavalcato più di un’epoca – e quella degli istituti di categoria. A cominciare dall’Ordine dei giornalisti e dalla Federazione nazionale della stampa italiana, di cui il nostro ripercorre date e tappe salienti, dal momento della rispettiva costituzione.
«Dal 3 febbraio 1963, giorno in cui è stato approvato dal Parlamento l’Ordinamento della professione giornalistica, – scrive Gino Falleri nel suo agile saggio, ricco di spunti e di date, fatti e nomi da conoscere – ad oggi sono passati oltre cinquanta anni senza che sia stata apportata alcuna modifica sostanziale all’impianto».
Quindi ricorda Luigi Luzzatti – “questi oltre ad essere un parlamentare era il presidente dell’Associazione della Stampa Periodica” – nel ricomporre il quadro e gli anni che portarono alla nascita dell’Ordine: «La strada per arrivare all’istituzione dell’Ordine dei giornalsiti è stata lunga e non priva di difficoltà. In nuce l’idea è da attribuire ai dirigenti dell’Associazione Stampa Periodica (Aspi), costituita nel dicembre 1877 e presieduta da Francesco e Sanctis».
In quanto alla Fnsi, «nel 1908 è nata a Roma la Federazione nazionale della Stampa Italiana – scrive Falleri – e ad essa poteva aderire solo i “giornalisti professionisti”. Il primo congresso del nuovo organismo di rappresentanza avrebbe avuto luogo l’anno successivo a Bologna. Decisione non illuminante. È la causa della contrapposizione esistente tra professionisti e pubblicisti, acuita ai giovani nostri dalla crisi dell’editoria, che depaupera di professionalità le redazioni o costringe a chiudere non poche testate».
Già, la crisi. Dell’editoria e dell’intero mondo dell’informazione, che devono fare i conti con tecnologie sempre più nuove e in continuo cambiamento. Il risultato? «La professione è caratterizzata da un marcato invecchiamento, da uno scivolamento verso la precarizzazione, da barriere all’ingresso dei più giovani – analizza, amaro, Falleri – … E con la prospettiva di non elevati cespiti e inadeguate pensioni».
Per rendere più chiara l’analisi della situazione attuale, delle domande che ogni giornalista dovrebbe porsi e di quali scenari futuri sia lecito prefigurarsi, il presidente del Gus ricorre al XXVII congresso di Chianciano, tenuto dalla Fnsi nel gennaio 2015. L’ultimo congresso del sindacato unitario dei giornalisti italiani, «molto ricco nell’uso di termini come multimedialità, crossmedialtà, transmedialità, iPad, smartphone e con l’auspicio che il giornalismo possa ancora essere attore per un futuro di lavoro, di diritti e di autonomia dai poteri».
E allora il certosino Falleri cita «il leader di Stampa libera e indipendente, Carlo Parisi,» che «nel documento programmatico posto all’attenzione del congresso La Fnsi che vogliamo, ha sottolineato che “l’unica certezza che inquieta i giornalisti italiani è data dalla crisi economica che, al di là delle buone intenzioni, spegne le luci delle redazioni e le speranze di quanti credono ancora nel giornalismo quale bandiera della libertà di stampa e della qualità dell’informazione».
«Analisi senza veli – incalza il presidente del Gus – confermata dalla realtà quotidiana mentre l’orologio del tempo, con il suo inarrestabile tic tac e il lento spostamento delle sue lancette nel quadrante, indica che siamo a ridosso della terza decade del Terzo Millennio. Niente è più come prima. Soprattutto nel giornalismo». (giornalistitalia.it)
Giornalisti
Doveri e regole
di Gino Falleri
12 euro
Centro di Documentazione Giornalistica
Acquista il libro:
https://www.cdgedizioni.it/journalism-communication-tools/147-giornalisti-doveri-e-regole-9788866580768.html