REGGIO CALABRIA – «I nemici della nostra categoria spesso sono tra noi, giornalisti contro giornalisti»: è la denuncia di Michele Albanese, giornalista calabrese che da anni vive sotto scorta per le minacce subite dalla ‘ndrangheta e responsabile della Federazione nazionale della stampa per la Legalità, che dal pulpito di Reggio Calabria, in occasione della XXIV Giornata mondiale della libertà di stampa, organizzata nella sede del Consiglio regionale dalla Fnsi e dal Sindacato Giornalisti della Calabria, insieme all’Inpgi e all’Ordine dei giornalisti, non lesina su parole e aggettivi dal peso evidente.
«Gli attacchi più atroci – ha detto Albanese – mi sono arrivati dai colleghi. È vergognoso vedere ovunque giornalisti che denunciano altri giornalisti, colleghi che querelano colleghi, che di proposito non pubblicano le richieste di rettifica di altri colleghi, per non parlare di chi strumentalizza le vicende altrui, utilizzandole a proprio uso e consumo».
È un Michele Albanese inferocito quello che parla alla platea di colleghi intervenuti a Reggio Calabria e che non fa sconti a nessuno: «Apriamo i procedimenti disciplinari – incalza, rivolgendo l’appello all’Ordine dei giornalisti – perché non se ne può più di tutte queste scorrettezze che mi limito a definire tali per educazione».
E l’Ordine, chiamato in causa, non tarda a rispondere, ma lo fa con uno sguardo più ampio: «Da Reggio Calabria lanciamo un messaggio – ha affermato il vicepresidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Santino Franchina, – che rivendica il diritto alla libertà di stampa contro ogni tentativo di intimidazione. Il nostro è anche un messaggio di solidarietà che rivolgiamo ai colleghi che vivono sotto scorta, a quelli che rischiano ogni giorno e mantengono la schiena dritta. È a loro – ha sottolineato Franchina, parlando a nome dell’Ordine – che va il nostro riconoscimento e il nostro apprezzamento per quello che fanno ogni giorno».
«La nostra categoria è avviluppata da quella che possiamo definire una tempesta perfetta – ha esordito, invece, nel suo intervento, il presidente dell’Odg Calabria, Giuseppe Soluri, –. Viviamo una crisi generale che ha prodotto effetti devastanti nel mondo dell’informazione».
«La nostra professione – ha proseguito Soluri – ha dovuto “cambiare pelle”, specie con l’avvento delle nuove tecnologie che ci hanno portato ad aggiornare anche il linguaggio, adeguandolo ai nuovi media. Siamo, inoltre, alle prese con la riforma dell’Ordine, ancora di non chiara e decodificabile interpretazione. Il compito per tutti gli istituti di categoria dei giornalisti, dunque, è grave.
Unica consolazione, fa notare Soluri, il fatto che «la libertà di stampa non è morta e la nostra libertà coincide con il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati, senza dimenticare che non c’è dignità giornalistica senza un’equa distribuzione». Non c’è dignità senza lavoro e senza previdenza. Che, non a caso, è il titolo che Carlo Parisi, segretario generale aggiunto della Fnsi e segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, ha dato alla seconda parte della giornata, che ha visto protagonisti i vertici dell’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani.
«È giusto che ci sia l’Inpgi – ha spiegato a Reggio Calabria il presidente dell’Istituto, Marina Macelloni, –, è giusto che tutti noi lo difendiamo ed è giusto che noi giornalisti pretendiamo un Istituto solido. Vorrei darvi qualche dato per fotografare la situazione attuale e chiarire quello che l’Inpgi fa per la categoria: solo nel 2016 abbiamo aiutato più di 7000 colleghi con cassa integrazione, disoccupazione e solidarietà».
«È importante sottolineare – ha continuato la Macelloni – che sull’Inpgi non c’è stata una mala gestio, ma c’è stato un terremoto, anzi uno tsunami che ha un nome ben preciso: crisi. Una crisi del sistema editoriale che non molla la presa e che costringe il nostro Istituto di previdenza ad imporre agli iscritti sacrifici, quali le prestazioni ridotte, che servono però a garantire un futuro all’Inpgi».
A porre l’accento sul ruolo determinate che riveste per i giornalisti l’Istituto di previdenza ci hanno pensato anche il vicepresidente Giuseppe Gulletta, che ha ricordato ai colleghi la prestigiosa storia dell’Inpgi, «intitolato a Giovanni Amendola, martire della libertà di stampa», e il direttore Mimma Iorio che, ancora una volta, ha illustrato ai giornalisti gli strumenti a loro disposizione, partendo da una considerazione: «Credo che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, abbia sognato di fare il giornalista per difendere chi è meno tutelato. Ed è ai giornalisti che, da direttore dell’Inpgi, mi trovo costantemente a spiegare le tutele e gli strumenti che hanno a disposizione. È attraverso la conoscenza e il rapporto capillare con il territorio – ha ribadito il direttore dell’Inpgi – che possiamo garantire i giornalisti. E ci tengo a dire una cosa: le ispezioni dell’Inpgi sono un’attività essenziale, preventiva non repressiva, per sostenere e tutelare il lavoro giornalistico. Non si tratta solo di scovare chi sbaglia, chi non versa i contributi, ma ci sono anche persone che magari, specie nel pubblico, non hanno ben compreso come funziona il sistema. Ecco che interveniamo noi». (giornalistitalia.it – foto: Marco Costantino)