ANGERS (Francia) – Si apre oggi ad Angers, in Francia, il 29° Congresso mondiale della Federazione internazionale dei giornalisti. Un evento che vedrà l’elezione del nuovo presidente e del nuovo Comitato esecutivo e che celebra anche i 90 anni dalla fondazione dell’Ifj, siglata a Parigi nel giugno 1926.
“I giornalisti di tutto il mondo – si legge nel documento che segnò la nascita della Ifj – hanno sigillato la loro fratellanza. Le loro lingue possono essere diverse, le opposizioni possono scontrarsi, le passioni sfidarsi, ma i giornalisti hanno il loro organismo internazionale. (…) I giornalisti si uniscono perché sono giornalisti”.
E non è un caso che il Congresso della Ifj, per ricordare questo importante anniversario, si tenga ad Angers: 90 anni fa fu il presidente del Sindacato dei giornalisti di Francia, Georges Bourdon, a diventare il primo presidente della Federazione internazionale dei giornalisti. Nata dall’unione di una “manciata” di sindacati di tutto il mondo, oggi la Ifj è la più grande organizzazione al mondo in rappresentanza e a tutela della professione giornalistica. La Ifj, guidata attualmente da Jim Boumelha, è membro associato dell’Unesco e delle Nazioni Unite e vanta più di 600.000 iscritti provenienti da 180 sindacati affiliati e 140 Paesi.
“Dal momento che il giornalismo ha cominciato ad essere una professione a tutti gli effetti – dice il presidente della Federazione internazionale dei giornalisti Jim Boumelha, che completa il suo terzo mandato al Congresso di Angers – la storia della Ifj si è intrecciata con la nascita e lo sviluppo delle organizzazioni e delle attività giornalistiche nel mondo, rappresentando gli interessi comuni dei giornalisti e aiutandoli a formare un’identità, a migliorare le loro condizioni di lavoro, spesso fragili, e difendendo la libertà della stampa”.
Sono 300 i giornalisti che si ritrovano, da stamane e fino a venerdì prossimo, 10 giugno, ad Angers, “300 fratelli e sorelle di tutto il mondo – sottolinea il giornalista francese Anthony Belanger, segretario generale della Ifj, – a cui abbiamo dato appuntamento nella capitale d’Angiò”. Tra loro anche la delegazione della Fnsi, guidata dal segretario generale Raffaele Lorusso, dal segretario generale aggiunto Carlo Parisi e dal segretario generale aggiunto vicario Anna Del Freo.
“Ad Angers parleremo di diritti e di libertà di stampa, – anticipa Raffaele Lorusso – ponendo particolare attenzione sulla situazione di quei Paesi in cui la libertà di stampa è negata o messa fortemente a rischio da iniziative di repressione, anche violenta, spesso messa in atto dai governi. I casi dell’Egitto, dell’Iran e della Turchia, senza dimenticare il più recente, quello del Venezuela, un Paese sull’orlo di una guerra civile, dove è stato impedito ai giornalisti di documentare una manifestazione di piazza, richiedono un intervento forte delle istituzioni internazionali. Non vanno poi taciuti i tentativi di imbavagliare la stampa in atto in Paesi di solida tradizione democratica. Il caso italiano, da questo punto di vista è emblematico. Non c’è soltanto il carcere per i giornalisti, misura che il Parlamento non ha ancora abolito nonostante i numerosi impegni a parole, ma in questi giorni si registra addirittura il tentativo di inasprire le misure detentive. L’aumento della pena fino a nove anni per i casi di diffamazione ai danni di pubblici ufficiali e amministratori locali, recentemente approvata in commissione Giustizia del Senato, costituisce un brutto segnale”.
Su questo punto, la delegazione della Fnsi chiederà al Congresso internazionale una presa di posizione, così come si farà promotrice della creazione di uno sportello internazionale che, in stretta collaborazione con le istituzioni europee e internazionali, consenta di monitorare il fenomeno dei cronisti minacciati e di mettere in atto azioni a tutela delle vittime di minacce e violenze.
“L’interlocuzione con le istituzioni internazionali – conclude Lorusso – è inoltre necessario per definire un quadro di regole a tutela del pluralismo e dell’autonomia della professione di fronte a processi di fusione e di concentrazione della proprietà dei mezzi di informazione che hanno ormai una dimensione sovranazionale. E analoga attenzione sarà riservata ai temi della tutela della segretezza delle fonti, che in molti Paesi si vorrebbe mettere in discussione in nome della necessità di difendere la sicurezza nazionale dalle nuove forme di terrorismo, e dei diritti del lavoro, da riconoscere e garantire universalmente, al di là delle legislazioni internazionali. La dignità del lavoro giornalistico, sia se svolto con vincolo di dipendenza sia se svolto in forma autonoma, è un tema imprescindibile perché riguarda la qualità stessa della democrazia. Una vera democrazia ha bisogno di un’informazione libera e autorevole. Libertà e autorevolezza non possono prescindere dal riconoscimento dei diritti e da una retribuzione dignitosa”.
Oggi, in apertura di Congresso, dopo una pre conferenza su “Le storie della Ifj dal 1926 ad oggi”, si entrerà nel vivo del dibattito incentrato su “Il futuro del sindacalismo”. Mentre domani, mercoledì 8 giugno, oltre a procedere nei lavori congressuali, i giornalisti riuniti ad Angers daranno vita ad una “Marcia bianca” in memoria di Camille Lepage, la giovane giornalista francese uccisa in Africa centrale il 12 maggio 2014, e di tutti i giornalisti uccisi dal 2013 ad oggi: più di 350 colleghi morti per fare il proprio lavoro. Mentre, in base a quanto registrato dalla Ifj, sono 2300 i giornalisti assassinati in 25 anni nel mondo – dal 1990 ad oggi – di cui oltre 300 in Iraq. (giornalistitalia.it)