ROMA – In considerazione delle ricadute sul sistema pensionistico delle Casse previdenziali a gestione separata, ma anche per ragioni più generali di bilancio dello Stato, decideranno, molto probabilmente, le Sezioni Unite della Cassazione – e non la Sezione lavoro – se i giornalisti che lavorano in maniera subordinata e che hanno conseguito i requisiti assicurativi e contributivi per la maturazione della pensione di vecchiaia, hanno diritto di optare per la prosecuzione del rapporto di lavoro fino al compimento del settantesimo anno di età “ai sensi dell’art.24, comma 4, del d.l. n.201/2011 (convertito nella legge n. 214/2011)”, come è già stato deciso in molti casi da alcuni tribunali tra i quali quello di Milano e di Roma.
A chiedere al Primo Presidente della Suprema Corte, Giorgio Santacroce, di assegnare la decisione al massimo consesso giurisprudenziale rappresentato dagli “ermellini” delle Sezioni Unite, è stata la Sezione lavoro della Cassazione. In particolare, con la sentenza 23380 depositata oggi, gli “ermellini” hanno esaminato il ricorso della Rai contro la decisione con la quale la Corte di Appello di Milano, nel 2013, sulla scia di quanto già stabilito dal tribunale, aveva dato il via libera alla domanda di trattenimento in servizio, in base alla normativa varata dal governo Monti per incentivare il proseguimento dell’attività lavorativa, di un giornalista (Enzo Creti, ndr) licenziato l’otto marzo 2012 perché in possesso dei requisiti per la pensione di vecchiaia.
“L’estrema delicatezza e la particolare importanza della questione fin qui esaminata – si osserva nella sentenza 23380, presidente Luigi Macioce, relatore Umberto Berrino – risiedono proprio nel fatto che qualsiasi soluzione venga adottata si finisce inevitabilmente per incidere sull’assetto degli equilibri del sistema pensionistico di una determinata categoria con ripercussioni a catena sul sistema contributivo, ipotizzato dalla normativa invocata, o su quello retributivo, applicato nella fattispecie fino al momento del licenziamento, ragion per cui si ritiene doveroso sottoporre la presente vertenza all’esame del Primo Presidente della Corte affinché valuti l’opportunità di assegnarla alle Sezioni Unite”.
Tra qualche mese dunque, potrebbe esserci un “verdetto” decisivo al quale si uniformeranno tutti i tribunali. (Ansa)
A decidere saranno le Sezioni Unite della Cassazione. L’input, un ricorso della Rai