BIJAPUR (India) – Il giornalista Mukesh Chandrakar, 32 anni, è stato assassinato e gettato in una fossa biologica in India. Aveva condotto un’inchiesta denunciando una truffa nella costruzione di una strada da Gangaloor al villaggio di Nelasanar. Il suo cadavere è stato rinvenuto a Chattanpara Basti, nel Chhattisgarh, in una fossa biologica, appena sigillata co una lastra di cemento, in una proprietà dell’appaltatore Suresh Chandrakar, uno dei tre individui che il giornalista aveva recentemente denunciato per minacce dopo l’apertura dell’indagine scaturita dall’inchiesta.
Mukesh era stato visto per l’ultima volta la sera del 1° gennaio, dopodiché il fratello Yukesh Chandrakar, giornalista televisivo, si era rivolto alla polizia denunciandone la scomparsa.
L’analisi del tracciamento del suo cellulare ha, così, consentito alla polizia di concentrare le indagini sulla proprietà dell’appaltatore di Chattanpara Basti portando alla macabra scoperta in una proprietà sulla quale insistono alloggi per operai e un campo di badminton.
Suresh Chandrakar è stato arrestato ieri sera da una squadra investigativa speciale (Sit) della polizia di Bijapur a Hyderabad. Sabato erano stati, invece, arrestati i suoi fratelli Ritesh e Dinesh Chandrakar e tale Mahendra, ma gli investigatori non hanno reso noti i particolari per evitare che altre persone coinvolte possano rendersi irreperibili.
«La notizia dell’omicidio del giovane giornalista di Bijapur, Mukesh Chandrakar, è molto triste e straziante», ha dichiarato il primo ministro Vishnu Deo Sai che, nell’esprimere le sue condoglianze «per una perdita irreparabile per il giornalismo e la società», ha assicurato che «il colpevole non sarà risparmiato in nessuna circostanza. Ho dato istruzioni di arrestare i criminali il prima possibile e di garantire loro la punizione più severa».
In passato Mukesh Chandrakar aveva avuto un ruolo chiave nel garantire il rilascio degli uomini della Central Reserve Police Force (CRPF) rapiti dai maoisti dopo uno scontro a Bijapur nell’aprile 2021 dopo il massacro di Tekulguda, nel quale erano stati uccisi 29 uomini del personale di sicurezza, tanto da essere accreditato dalla Polizia di Stato. Nonostante la sua giovane età, Mukesh Chandrakar aveva alle spalle un decennio di esperienza giornalistica lavorando come corrispondente per un importante canale di notizie nazionale e gestendo un popolare canale YouTube, Bastar Junction, con oltre 159.000 utenti. Canale che il giornalista aveva messo a disposizione dei colleghi per assisterli e non lasciarli soli. Il giornalista Anurag Dwary di HT ha, infatti, dichiarato che «Mukesh ha pagato il prezzo più alto per aver rivelato la verità», denunciando che il suo omicidio «è un duro promemoria dei rischi che i giornalisti corrono ogni giorno».
Il Dipartimento Esteri della Figec Cisal, esprimendo profondo cordoglio alla famiglia e ai colleghi indiani per la scomparsa di Mukesh Chandrakar, sottolinea «il caro prezzo che quotidianamente, in tutto il mondo, i giornalisti pagano per garantire un’informazione libera da ogni condizionamento nel nome della trasparenza e della giustizia». (giornalistitalia.it)