RABAT (Marocco) – Souleymane Raissouni, giornalista considerato “scomodo” in Marocco, è finito in manette a Casablanca, con l’accusa di “violenza, sequestro e atti osceni”. Nessuna querela contro di lui: la polizia lo ha arrestato sulla base di un post pubblicato su Facebook da un giovane di Marrakech identificato solo con le iniziali A. M. Raissouni è stato arrestato nella serata di venerdì 22 maggio, ma proprio sul finire di Ramadan, in pieno lockdown da pandemia, la notizia è passata in sordina.
A denunciare l’accaduto, via social, è Maati Monjib, storico, giornalista, attivista dei diritti umani: «L’arresto di Souleymane Raissouni – ha scritto – è arbitrario e ingiusto. Fa parte delle orribili pressioni contro il giornale per cui scrive, Akhbar al Youm, considerato critico nei confronti della monarchia e della polizia».
L’agenzia di stampa Map ha confermato l’arresto ed i capi d’accusa. Secondo il racconto del professore sui social, «15 poliziotti in borghese» hanno bussato alla porta di casa del caporedattore del quotidiano arabofono. La moglie ha assistito impotente all’arresto. È sera e Casablanca è sotto coprifuoco. «Violenza sessuale, sequestro di persona e attentato al pudore» sono le accuse per le quali il giornalista dovrà presentarsi davanti al magistrato, l’11 giugno. «L’omofobia fa da sfondo alla vicenda», secondo l’avvocato difensore Said Benhamani che viene interpellato dai colleghi di Raissouni.
Il sindacato del giornalisti ora fa pressione perché sia fatta chiarezza «con un’inchiesta seria» e chiede che il giornalista sia liberato. Reporter senza Frontiere (Rsf) lancia l’allarme via Twitter:
«Raissouni è finito al centro di una campagna denigratoria, nei giorni precedenti l’arresto». Soulaiman Raissouni è lo zio della giornalista Hajar Raissouni, che a settembre era stata condannata a un anno di prigione per aborto e il mese successivo ha ottenuto la grazia reale. (ansa)