JESI (Ancona) – Non è compito di un comandante dei Carabinieri decidere se un cronista, regolarmente iscritto all’albo e incaricato di coprire il servizio dai vertici della sua testata, merita o non merita di partecipare a una conferenza stampa. Il Consiglio direttivo del Sigim (Sindacato giornalisti marchigiani) e la Giunta del Gcm (Gruppo cronisti marchigiani) denunciano la grave violazione del diritto-dovere di cronaca verificatasi sabato scorso, 14 giugno, alla caserma dei Carabinieri di Jesi, dov’era convocata una conferenza stampa per illustrare l’arresto di quattro persone. Qui il capitano Mauro Epifani, forse non soddisfatto del recente taglio dato dal Resto del Carlino alla cronaca nera jesina, ha impedito l’accesso in sala alla corrispondente del giornale, consentendolo invece a tutti gli altri invitati (cronisti, fotografi, giornalisti tv).
Presentatasi alla carraia della caserma per l’identificazione, la collega è stata prima definita “persona non gradita” dal piantone, e poi liquidata dallo stesso comandante di compagnia, capitano Mauro Epifani, con il quale aveva chiesto di confrontarsi.
Epifani ha informato la giornalista che non intendeva parlare con lei e che la redazione del Resto del Carlino di Ancona era a conoscenza di questa “misura”. Ostracismo unilaterale ed evidentemente non condiviso, se la redazione aveva incaricato la giornalista del servizio.
Alla corrispondente del Carlino non è, quindi, rimasto che abbandonare la caserma dopo aver informato il responsabile del Carlino Marche, Andrea Brusa, che il capitano Epifani aveva organizzato il lavoro al posto suo. Il capitano Epifani ha, infatti, inviato una ricca documentazione fotografica alla mail elettronica della testata, ma in questo modo ha evitato ogni domanda che la collega, nell’esercizio del diritto di cronaca e di critica, avrebbe potuto porgli. Bene ha fatto il giornale a non pubblicare alcuna notizia della conferenza, vista l’assoluta mancanza di contraddittorio e l’abnormità dell’esclusione.
Sigim e GCM protestano con l’Arma dei Carabinieri per questo inaccettabile episodio avvenuto in un presidio di legalità democratica e confidano che l’accesso della stampa alle fonti jesine dell’Arma sia paritariamente garantito a tutte le testate interessate non solo con l’invio di puntuali note e comunicati, ma anche attraverso un confronto sereno nelle sedi deputate, come per esempio le conferenze stampa.
Mai più cartellini rossi a un cronista in una sede dell’Arma. Non spetta, infatti, ai Carabinieri, ma all’Ordine dei giornalisti, decidere chi può liberamente esercitare la professione di informare in Italia. Alla corrispondente da Jesi e alla redazione anconetana de Il Resto del Carlino la solidarietà del Sindacato dei giornalisti e del Gruppo cronisti marchigiani.
Guido Columba
Dario Gattafoni (presidente Odg Marche: “Una grave discriminazione”
ANCONA – “Il nostro ordinamento affida unicamente all’Ordine dei giornalisti il compito di stabilire e certificare chi abbia i requisiti per svolgere la professione giornalistica. E appare grave che queste garanzie di autonomia, indipendenza e legalità vengano messe in discussione in una sede dell’Arma dei carabinieri. Chiedo pertanto che, anche attraverso un confronto sereno e franco, vengano ristabilite le condizioni per un accesso libero e paritario di tutti i giornalisti alle fonti di informazione dell’Arma jesina”.
E’ quanto scrive il presidente dell’Ordine dei giornalisti delle Marche, Dario Gattafoni, al comandante della Compagnia carabinieri di Jesi e a quello provinciale e regionale dell’Arma, dopo la segnalazione che una giornalista del Resto del Carlino non è stata ammessa ad una conferenza stampa convocata dai Cc a Jesi.
“Nel chiederle conferma dell’accaduto, e ovviamente nell’ipotesi che la notizia riferita corrisponda al vero – scrive Gattafoni – è mio dovere ricordarle che non compete a nessuna pubblica autorità stabilire chi, per conto di un organo di informazione, debba partecipare ad una conferenza stampa, trattandosi di incarico di volta in volta autonomamente conferito dal direttore o, in sua vece, dal caposervizio competente”.
“La pretesa di condizionare l’invito rivolto a una testata di ‘gradimento’ dell’interlocutore incaricato di partecipare alla conferenza stampa costituisce, a parere di questo Ordine, una inaccettabile e discriminata compromissione dei diritti di cronaca e di critica, impedendo di fatto ad una giornalista ciò che viene invece consentito ai suoi colleghi: la possibilità di ascoltare ed interloquire per poi riferire, attraverso l’analisi critica dei fatti, le notizie ricevute”. (Ansa)