ALGERI (Algeria) – Lo sciopero della fame è costato la vita a Mohamed Tamalt, il blogger giornalista algerino condannato per aver “offeso” su Facebook il presidente Abdelaziz Bouteflika.
Il giornalista, 42 anni, residente nel Regno Unito, era stato arrestato il 27 giugno scorso durante una visita ai parenti in Algeria con l’accusa di “offesa contro il presidente” e “diffamazione di un’autorità pubblica”, reati che non prevedono il carcere, ma solo sanzioni pecuniarie. Il giudice, tuttavia, aveva ordinato la detenzione preventiva di Tamalt in attesa della fine del processo.
Il giornalista, ha affermato il suo avvocato Amine Sidhium, “è deceduto nell’ospedale Bab el-Oued al termine di un digiuno di tre mese e di tre mesi di stato di coma”.
Mohamed Tamalt aveva pubblicato un video considerato un insulto al 79enne capo dello Stato. Una volta in carcere, aveva iniziato lo sciopero della fame per protesta. Il 4 luglio scorso il tribunale bocciò la sua richiesta di scarcerazione.
L’11 luglio venne aggiunta l’accusa di “offesa nei confronti di un pubblico ufficiale”, che, a differenza dei due reati precedenti, può essere punita con la reclusione. Tamalt era stato quindi processato e condannato nello stesso giorno alla pena massima: due anni di reclusione più una multa di 200.000 dinari algerini (circa 1.800 dollari).
Amnesty International ha spesso condannato duramente la sua detenzione, definita “arbitraria” e “incostituzionale”. La morte di Tamal arriva appena 24 ore dopo la Giornata mondiale dei diritti umani, celebrata ieri. (agi/nova)
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