BARI – Aggrediti il giornalista Giuseppe Di Tommaso e l’operatore che stavano realizzando un servizio per la storica trasmissione pomeridiana di Rai 1 “La vita in diretta”. Brutto episodio, andato in scena sul lungomare di Bari, che ha visto protagonisti non i malavitosi della Sacra Corona Unita, ma un gruppo di giovani “infastiditi” dalle riprese sulla “movida” e, soprattutto, dal richiamo fatto dal giornalista a mantenere le distanze di sicurezza previste dalle norme sanitarie anti-coronavirus.
«Se mi riprendi ancora butto a mare te e il tizio con la telecamera» ha intimato all’operatore uno dei giovani baresi, ammonendolo: «Non devi fare così con le persone. Se ti buttano a mare le persone fanno bene. Ho il diritto di non farmi inquadrare. Vai a fare una passeggiata».
A nulla è valso il richiamo di Giuseppe Di Tommaso, che ha tentato di spiegare che il loro era semplice esercizio del “diritto di cronaca”. «Poco dopo – ha spiegato il giornalista – siamo stati circondati dalle persone che non gradivano essere riprese. Ci hanno intimato di andare via. L’operatore è stato anche preso a calci, io sono stato strattonato».
Ad onore del vero, il giornalista de “La vita in diretta” ha detto anche che «ci sono stati anche coloro i quali ci sono venuti in aiuto, ci hanno soccorso e ci hanno consigliato di andare via per evitare situazioni pericolose».
Nel video, trasmesso ieri nel corso della trasmissione condotta da Alberto Matano, si vede infatti Di Tommaso richiamare al rispetto delle distanze di sicurezza un gruppetto di giovani che, infastidito, ha preferito allontanarsi. Poco dopo, però, i giovani sono tornati aggredendo lui e l’operatore.
Solidarietà al giornalista e all’operatore è stata espressa da Associazione della Stampa di Puglia e Fnsi, che definiscono l’aggressione «un episodio inaccettabile. Purtroppo non l’unico in questi giorni successivi al lockdown che vedono, come sempre, in prima linea le giornaliste e i giornalisti italiani impegnati a raccontare ai cittadini cosa accade nelle loro città. Un diritto e un dovere, vale la pena ricordarlo, essenziale al funzionamento stesso della democrazia, già provata da questi mesi di libertà limitate per via dell’emergenza sanitaria».
Il sindacato dei giornalisti chiede alle istituzioni e alle forze dell’ordine «di garantire ai cronisti, in tutta Italia, di poter lavorare in condizioni di sicurezza e di tutelarne l’incolumità» ritenendo «inammissibile che, come raccontato dallo stesso Di Tommaso, chi sta svolgendo semplicemente il proprio lavoro debba essere addirittura preso a calci, come accaduto all’operatore, o strattonato, come denuncia il giornalista». (giornalistitalia.it)