4 mesi a Davide Falcioni per violazione di domicilio, “ma il problema è l’articolo”

Giornalista condannato dopo un pezzo sui No Tav

Davide Falcioni

Davide Falcioni

TORINO – Un giornalista è stato condannato dal tribunale di Torino per violazione di domicilio: nel corso di una manifestazione No Tav, Davide Falcioni, 35 anni, seguì un gruppo di dimostranti che fecero irruzione nella sede di una società, la Geovalsusa. Il giudice Isabella Messina gli ha inflitto quattro mesi di reclusione.
Di quell’iniziativa, che risale al 24 agosto 2012, Falcioni scrisse un resoconto per “Agoravox” riferendo che non c’erano state tensioni particolari o episodi violenti.
«Da quanto si ricava dalla requisitoria del pm – commenta il difensore, l’avvocato Gianluca Vitale – il problema è soltanto il contenuto dell’articolo. Falcioni non fece nulla: si limitò a osservare quel che accadde, e poi lo riportò. Evidentemente lo riportò in un modo che non è piaciuto alla procura. Ma così siamo alla teorizzazione giudiziaria del giornalismo embedded: bisogna stare in redazione e passare solo le veline che vanno bene».
«Credo – ha concluso Vitale – che le parole del pm siano pericolose per la democrazia».
Per la manifestazione contro Geovalsusa, nel 2015 diciannove No Tav furono condannati in primo grado. (ansa)

IL SINDACATO GIORNALISTI: «UNO SCHIAFFO AL DIRITTO DI CRONACA»

«Condannato per aver fatto il proprio dovere. Ossia informare i cittadini su una manifestazione dei No Tav. Aver inflitto 4 mesi di reclusione al collega Davide Falcioni, all’epoca collaboratore di AgoraVox, contestandogli la violazione di domicilio, rappresenta un’ingiustizia e uno schiaffo al diritto di cronaca», è il commento di Federazione nazionale della Stampa italiana e Associazione Stampa Subalpina.
«Il collega Falcioni – proseguono Assostampa e Fnsi – si era limitato a seguire e a raccontare i fatti. A meno che non venga dimostrato che Falcioni aveva preso parte alla violazione di domicilio, la condanna è incomprensibile e suona come un attacco al diritto di cronaca. L’auspicio è che in appello prevalgano le ragioni dell’articolo 21 della Costituzione». (giornalistitalia.it)

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