CATANZARO – Assolto perché il fatto non costituisce reato. Il giornalista calabrese Fabio Buonofiglio non diffamò il maresciallo dei carabinieri Roberto D’Amico negli articoli pubblicati da AltrePagine, giornale quindicinale da lui diretto, nel luglio 2011. A stabilirlo sono stati i giudici della prima sezione penale della Corte d’appello di Catanzaro (presieduta da Giancarlo Bianchi con Antonio Saraco e Francesca Garofalo), che hanno così annullato la condanna che Buonofiglio aveva ricevuto, in primo grado, dal Tribunale di Cosenza (400 euro di multa, pagamento delle spese processuali, 3mila euro di risarcimento del danno nei confronti della costituita parte civile e rifusione delle spese sostenute nel grado di giudizio).
La vicenda – è scritto nella sentenza – trae origine dalla querela presentata, il 13 settembre 2011, dal militare dell’Arma che denunciava “lesione alla propria reputazione e alla propria persona, per alcuni articoli di giornale nei quali Buonofiglio riportava che D’Amico, maresciallo dei carabinieri, era stato accusato da due pentiti di ’ndrangheta, che avevano addebitato al rappresentante delle forze dell’ordine di fornire informazioni riservate ad alcuni componenti delle cosche, in cambio di soldi e regalie”.
Scrivono i giudici di Catanzaro: «In realtà Buonofiglio appare aver agito rispettando la verità storica e la correttezza giuridica della notizia. Il maresciallo dei carabinieri Roberto D’Amico è stato effettivamente indagato per il delitto di concorso ad associazione mafiosa, sia pure qualche mese prima, in relazione ad una indagine di reato che si è conclusa con un decreto di archiviazione in data 18 aprile 2011, secondo cui “la qualificazione giuridica del fatto è corretta perché ispirata ad una lettura coerente e precisa delle risultanze di indagine”». Buonofiglio «non ha presentato in maniera differente la vicenda da come effettivamente si era svolta sino a quel momento, sia pure riportando i fatti accaduti a distanza di qualche tempo prima».
«La condotta del giornalista risulta – scrive la Corte d’Appello di Catanzaro – non caratterizzante da dolo, stante la pubblicazione dell’articolo del giornale, senza avere piena consapevolezza della notizia dell’archiviazione del processo, per cui non suscettibile d’integrare tutti i presupposti della diffamazione a mezzo stampa, delitto necessariamente connaturato da intenzionalità ovvero scriminata dal legittimo esercizio del diritto di cronaca, costituzionalmente protetto».
Fabio Buonofiglio, assistito dall’avvocato Salvatore Sisca, si è detto «soddisfatto» per una vicenda che lo ha visto assolto dopo quasi sette anni. (giornalistitalia.it)
Fabio Buonofiglio “ha rispettato la verità storica e la correttezza giuridica della notizia”