FERRARA – A testimoniare le difficoltà del lavoro del giornalista nell’era del Web 2.0, al Ridotto del Teatro Comunale di Ferrara, intervengono Eric Jozsef, corrispondente da Roma del giornale francese Libération, del quotidiano di Ginevra Le Temps e direttore della rivista online Eutopia; Lee Marshall giornalista britannico freelance; Iñigo Domínguez giornalista spagnolo corrispondente in Italia del quotidiano El Correo e Anguel Beremliysky addetto stampa della Rappresentanza in Italia della Commissione europea.
Ad introdurre l’incontro Tonia Mastrobuoni giornalista italiana de La Stampa che spiega come la situazione di crisi economica vissuta dalla carta stampata negli ultimi anni sia in realtà un problema che coinvolge tutte le principali testate giornalistiche internazionali.
Ciò sarebbe dovuto ai tagli dei costi che si ripercuotono soprattutto nei confronti delle corrispondenze, confidando probabilmente nel fatto che sia una crisi economica passeggera. Prima di passare la parola agli invitati, pone loro alcune domande alle quali si cerca di far luce durante l’incontro come, ad esempio, quanto questi tagli e questo modo di concepire il giornalismo da parte degli editori stia incidendo sul mestiere del giornalista e quanto, tutto questo, stia compromettendo la qualità del lavoro svolto e limitando la libertà del giornalista stesso.
Eric Jozsef conferma che è in corso una profonda trasformazione della società alla quale i giornalisti devono rispondere. Ciò è causato principalmente dall’avvento dell’informazione tramite il Web che ha dato accesso libero e gratuito alle informazioni da parte di tutta la popolazione riducendo notevolmente l’acquisto di carta stampata. L’unica possibilità secondo il giornalista, di uscire dalla crisi, è quello di rivedere la stampa in termini maggiormente europei.
La parola passa a Lee Marshall che, da sempre giornalista freelance, si definisce fiducioso. Egli è convinto che questa fase di cambiamento, per noi così traumatica, potrebbe avere dei risvolti positivi se si riuscisse a capire come le nuove forme di informazioni possano essere sfruttate efficacemente anche al di fuori del giornalismo tradizionale.
Iñigo Domínguez prosegue il dibattito ribadendo quanto il più grande ostacolo per il giornalismo sia quello economico. Essendo un lavoro pagato poco e sul singolo pezzo, il giornalista tende ad avere fretta per cercare di pubblicare un maggior numero di articoli. In tal modo aumenta la velocità delle pubblicazioni a discapito della qualità del lavoro stesso.
Infine Anguel Beremliysky sottolinea come l’Unione Europea non sia dotata di un media proprio, sono gli Stati Membri che si occupano di informare i cittadini sulle decisioni prese dalla Commissione.
L’incontro si conclude riflettendo sull’importanza e l’ambiguità di avere una forte identità giornalistica alle spalle che garantisca rispetto e protezione nel proprio lavoro, cosa che non accade invece per i giornalisti freelance. Tale identità però è un arma a doppio taglio; se da un lato permette di proteggere i giornalisti dall’altro è indissolubilmente legata al mercato, diventando un marchio e, come tale, è visto dagli editori principalmente come una fonte di guadagno.
Al Festival di Internazionale le difficoltà del lavoro del giornalista nell’era del Web 2.0