NOVARA – Gian Antonio Stella, firma del “Corriere della Sera”, ospite del Liceo classico “Carlo Alberto” di Baluardo La Marmora, in provincia di Novara: il giornalista, autore di libri di successo (sopra ogni altro “La casta” con cui denunciò le deviazioni della politica) parla dei “Diversi”, che poi è il titolo della sua ultima fatica letteraria (editrice Solferino, 304 pagine, 18 euro).
Il tema affrontato dal giornalista affonda le radici nella preistoria dove esiste traccia del primo disabile. Gli archeologi hanno, infatti, ritrovato uno scheletro con evidente disabilità e, dopo dettagliate analisi, hanno stabilito che, probabilmente dopo una battuta di caccia, quell’uomo primitivo era rimasto paralizzato. A quell’epoca la solidarietà era molto forte e l’intera tribù ha accudito il suo compagno rimasto invalido.
La disabilità, insomma, ha accompagnato la storia che, a volte, se ne è presa cura mentre, altre, l’ha rifiutata. In Grecia e a Roma, per esempio. Gli spartani gettavano dal Taigeto, nel Peloponneso, gli ammalati mentre l’impero romano offriva assistenza.
Ci sono storie a lieto fine, come quella del fornaio Hans Schweicker e di sua moglie, che non hanno abbandonato il figlio Thomas, handicappato. Anzi, l’hanno fatto studiare come calligrafo in modo che, con il tempo, potesse entrare alla corte dell’imperatore Massimiliano I.
«Molti ragazzi – commenta Stella – non credono che i disabili possano essere dei personaggi grandiosi». E invece lo sono stati.
Qualche esempio. Il monaco Ermanno di Reichenau era affetto da una malformazione fisica che gli impediva di camminare e stare in piedi. Eppure si narra che, da sdraiato, abbia scritto il “Salve o Regina”.
Michel Petrucciani, chitarrista jazz colpito fin dalla nascita da una malattia genetica che non gli ha permesso di superare 102 centimetri d’altezza, ha trasformato il suo disagio in un elemento di forza. Tutta la sua vita è stata un nota dietro l’altra, con tanti riconoscimenti in tutto il mondo.
Secondo Stella, la maturazione del mondo su questo tema è lentissima. «A volte – riflette il giornalista – il mondo fa un passo avanti. Poi si ferma e torna indietro».
Platone, ad esempio, diceva che i figli deformi dovevano essere tenuti nascosti. E Antonio Gramsci si trovò ad accudire un ragazzino che veniva tenuto legato alla catena accanto al porcile.
E oggi? «Abbiamo fatto – dichiara Stella – molti passi avanti su questo tema, ma la strada è lunga. I dati dicono che, nel 2028, in Italia, ci saranno 6 milioni e 300mila disabili. Inevitabilmente sarà un problema che dovremo affrontare con delle soluzioni mirate. Ecco che cosa ci manca: la consapevolezza che la disabilità non tocca pochi, ma deve riguardare tutti noi». (giornalistitalia.it)